Anand (Gujarat), 16 dicembre 2015
A circa 180 km da Udaipur, in un posto che si chiama Himmatnagar, famoso per le ceramiche, sono entrata in Gujarat, lo stato ‘modello’ dell’India. L’ho notato dalla qualita’ dell’asfalto, per quasi tutto il tratto del Rajasthan, tutto collinare, nella carreggiata c’erano dei solchi. Quando fa molto caldo il catrame si scioglie e le ruote dei camion plasmano la strada. E con la moto quando si sorpassa si esce e si entra da un solco all’altro.
In Gujarat, la patria del premier Narendra Modi e Stato indiano piu’ industrializzato, la mia moto che e’ appunto targata GJ perche’ l’ho comprata qui dua anni fa, si e’ sentita a casa. Ho ripreso a viaggiare sulla National Highway 8, la mitica NH08 che va da Delhi a Mumbai, e che e’ nota come una delle piu’ trafficate ma anche delle piu’ ben tenute,a parte la segnalazione un po’ carente, le mandrie di mucche e perfino un cammello vagabondo che se ne andava al trotto nel mezzo della carreggiata.
A un certo punto i km per Mumbai sono scesi a sotto 500, e’ li’ che ho pensato di farcela. Avevo letto sul web di un’impresa di un motociclista che era riuscito a fare da Delhi a Mumbai in 24 ore comprese alcune soste. Avevo capito che aveva seguito appunto la NH08 piu’ un fatidico ‘bypass’ di Ahmedabad, la capitale del Gujarat, che aveva risparmiato almeno 3 ore.
Ma nelle mie vecchie mappe o nella Lonely Planet, che e’ quella ‘vintage’,di 15 anni fa, non c’era nessun ‘bypass’. Manco sul GPS l’ho visto. E poi credevo che il ‘bypass’ fosse alla periferia di Ahmedabad, e non invece a 150 km dove (forse) lo avevo visto, ma avevo tirato dritto lungo la solita NH08. Mi ricordo di una deviazione per ‘Vapi’ che e’ sulla costa dopo Baroda e dopo Surat. So solo che dopo sono spariti i camion e anche i cippi con la distanza da Mumbai.
Sono quindi piombata nel traffico di Ahmedabad, che ho attraversato proprio nell’ora di punta. Da li’ volevo in realta’ andare a Baroda, la capitale culturale del Gujarat, ma non ce l’ho fatta perche’ ormai era buio (e freddo).
Mi sono fermata ad Anand, un postaccio, ma famoso per essere la sede di Amul, la piu’ grande cooperativa del mondo che produce latte e prodotti caseari. Una istituzione in India. Il logo, una bambina con un nastro a pois rosso in testa, e’ tra i piu’ popolari e non manca mai di accompagnare notizie nazionali e internazionali. In un ogni quartiere c’e’ una latteria Amul. Il nome e’ entrato nell’immaginario collettivo. Si dice Amul boy, per dire ‘bamboccione’ e la destra aveva cosi’ soprannominato Rahul Gandhi, figlio e delfino politico di Sonia Gandhi. C’e’ un museo da visitare e un giro nella storica sede. Si dice che Amul e il suo fondatore Verghese Kurien, morto tre anni fa, abbia contribuito alla ‘rivoluzione bianca’ che ha fatto dell’India il primo produttore di latte al mondo. A novembre per il 94esimo compleanno Google ci ha dedicato un doodle.
Anand, che in hindi vuol dire, ‘piacere’ (si dice ‘anand liye’ per dire ‘goditela’), e’ famosa anche per la maternita’ surrogata. Guarda caso, proprio della patria del latte, sono concentrate le fabbriche dei bambini. Le cliniche dove donne bisognose di soldi ‘affittano’ gli uteri per nove mesi a coppie sterili. Adesso il governo intende impedire agli stranieri di usare questo metodo di procreazione, e quindi sono un po’ in crisi. Le coppie di tutto il mondo vengono qui a ‘produrre’ bambini perche’ costa molto di meno.
Ma la domanda interna e’ in crescita dopo che alcuni famosi attori di Bollywood hanno fatto ricorso alla maternita’ surrogata.