Magazine Pari Opportunità
Anarchiche, crocerossine, madri italiane e donne arabe. Figure femminili durante la prima guerra coloniale libica
Da Vi
In attesa che sia online la registrazione audio/video (a cura di XM24, che ringraziamo insieme a tutto il Comitato pro-Masetti), della giornata di studi di ieri su Augusto Masetti e l'invasione coloniale della Libia (di cui presto usciranno anche gli atti), pubblichiamo l'abstract del nostro intervento "Anarchiche, crocerossine, madri italiane e donne arabe. Figure femminili durante la prima guerra coloniale libica" : Negli ultimi anni numerose ricerche sul nazionalismo e l'imperialismo hanno messo in luce come metafore e rappresentazioni sessiste della cosiddetta "differenza dei sessi" siano non solo alla base della costituzione stessa dell'idea di "nazione" (all'interno della quale ri-definiscono gerarchie sociali e sessuali) ma anche strettamente connesse alle ideologie e alle pratiche razziste del dominio coloniale. Per il contesto italiano gli anni a cavallo della guerra italo-turca e della successiva invasione di Tripolitania e Cirenaica, rappresentano in questo senso un momento cruciale . Da una parte, infatti, è in questo periodo che si consolida la costruzione di una certo modello di femminilità (la "donna italiana" come "madre eroica" ), processo che già si era avviato nel periodo che va dalla proclamazione dell'Unità d'Italia alla sconfitta di Adua per arrivare alle soglie dell' "impresa tripolina". Dall'altra, lungo precisi assi di differenziazione e gerarchie di "razza", genere e classe, la costruzione di questa "donna nuova" si definisce anche in opposizione e in stretta relazione con le coeve rappresentazioni di altre figure femminili delineate come modelli negativi: dalle oppositrici alla guerra coloniale (anarchiche e antimilitariste in primis) che con il loro comportamento offendevano la "fierezza delle madri", alle "donne arabe", figure ambivalenti sospese continuamente tra fascinazione e ripulsa, ma delle quali sarà spesso sottolineato, in specie sulla grande stampa favorevole all'"impresa", la mancanza della più importante (o forse unica) delle muliebri virtù, l'abnegazione materna (Vincenza Perilli).