tra le discussioni di varia natura nelle quali si può imbattere su facebook, questa è l’ ultima che mi ha incuriosito. essendo l’ arte il mio campo di competenza mi ci ficco senza indugio.
dunque, tal Anastasia Chernyavsky, fotografa a me ignota fino ad oggi, pubblica un autoscatto di lei stessa e pargoli completamente nudi su facebook, che senza attendere (e senza sorpresa) censura immediatamente. lei sbotta (senza sorpresa). la rete fa rimbalzare la notizia (senza sorpresa). lei diventa temporaneamente famosa (senza sorpresa).
qui una breve cronistoria più oggettiva della mia sugli eventi.
tanta confusione ho letto soprattutto nei commenti. confusione creata dal pessimo minestrone di problematiche diverse tutte riversate nel medesimo calderone.
è giustificata la censura latamente? lo è solo in determinati casi? il nudo rappresentato, che sia fotografico, cinematografico o disegnato è sempre artistico? o pornografia? cosa significa artistico? cos’ è l’ arte? la semplice provocazione può essere anche arte? il luogo in cui l’ arte si esprime è fondamentale per il riconoscimento di quest’ ultima? oppure l’ arte può e deve essere codificata come tale ovunque venga divulgata?
ognuna di queste domande meriterebbe pagine e pagine di risposta. capite bene che dare una lettura definitiva della questione attraverso un post su facebook sia impossibile a priori. posso provarci qui.
qualsiasi fotografo è anche un artista? ovviamente no. devi essere in grado di trasmettere un’ emozione e contemporaneamente un messaggio. che sia sociale, politico o esteticamente evolutivo.
chiunque si fotografi nudo fa un’ operazione artistica? ovviamente no. se così fosse ogni ragazzina disinibita, che si fotografa le tette allo specchio e posta la foto su facebook, lo sarebbe. come quelli che attraversano lo stadio nudi, sventolando la bandiera della squadra del cuore, non possono essere definiti artisti solo perché nudi e fotografati dai reporter sportivi presenti al momento.
detto questo, la fotografia di Anastasia Chernyavsky è arte? dipende.
una donna con due bambini tutti nudi in un album di famiglia diventano un ricordo privato. una donna con due bambini nudi in una spiaggia nudista sono una famiglia di naturisti in vacanza. una donna con due bambini tutti nudi all’ interno di un sito per scambisti invece potrebbe avviare ricerche da parte della polizia. come potete vedere il contesto cambia molto la percezione dello stesso soggetto.
lo scatto decontestualizzato e sparato sul social network senza alcun filtro culturale di presentazione è solo una fotografia, se bella o brutta dipende dall’ occhio del fotografo e da quello che la guarda. punto.
inserita all’ interno di uno spazio espositivo, insieme ad altri scatti che rappresentano la naturalezza della maternità, del rapporto simbiotico tra madre e figli, la bellezza estetica del corpo umano, e provocatoriamente la volontà di escludere la presenza del padre perché ritenuto superfluo, allora si può cominciare a parlare di progetto artistico. c’ è ricerca, studio, lavoro sul tema, una visione personale e un messaggio da veicolare. condivisibile o meno, ma c’è. se poi sia pregevole o superficiale, dipende dal curatore della mostra, dall’ artista o dagli artisti invitati e dalla memoria degli spettatori.
la censura ovviamente non ha nessuna rilevanza in tutto questo. facebook ha le sue regole, che si possono condividere o meno. ma se decidi di usarlo, poi non lamentarti se il materiale che ci posti viene rifiutato. io personalmente rifiuto il concetto di censura, ma evito di postare materiale che poi facebook mi censurerebbe, per una questione puramente pragmatica: sarebbe solo uno spreco di tempo.
certo uno ci può provare.
può provare a creare la provocazione politica e giocarsi la carte della vittima che viene perseguitata. o dell’ artista incompreso. o dell’ artista sconosciuto che vuole i suoi 15 minuti di notorietà. ecco, quel che ha fatto Anastasia Chernyavsky. riuscendoci.
è giusto usare la provocazione per veicolare l’ arte? in un mondo perfetto non sarebbe necessario. in un mondo fondato sull’ apparenza e non sulla sostanza purtroppo diventa obbligatorio.
che poi, facebook rischi di trasformare tutto in un crogiolo pieno di brodaglia indigesta, discussioni inconcludenti e censura gratuita è ormai un fatto assodato.