Prima da solista con il nome di Indigo, poi parte del duo Akkord con Joe McBride (Synkro), il produttore Liam Blackburn si presenta questa volta sotto l’alias Ancestral Voices e debutta con l’album Night of Visions per l’etichetta berlinese Samurai Horo.
Con le precedenti sigle aveva principalmente prodotto drum and bass, sperimentando anche con techno e jungle, quest’ultima soprattutto nel suo più recente disco, Storm Ep (2013). Dopo un periodo di silenzio durato due anni, Blackburn si riscopre infine Ancestral Voices, a sottolineare una rinascita guidata da voci del passato, che a dire della Samurai si infiltrano in questo lavoro rendendolo carico di un’energia inquieta che sussurra racconti di sciamanesimo ed esperienze di vita trasformativa. Night Of Visions, non a caso, in termini di genere (marcatamente ambient con lievi contaminazioni) è lontano da qualsiasi altra impresa musicale di Indigo. Il tutto nasce da un’esperienza in prima persona di Blackburn stesso, dopo la sua partecipazione a una cerimonia sciamanica nella giungla amazzonica: il rito è il filo conduttore dell’album, la visione d’insieme che rende fondamentale per la riuscita del tutto ogni pezzo, che allo stesso tempo è amorfo e plasmabile affinché possa adattarsi all’eterno fluire dell’universo.
L’intro immerge da subito l’ascoltatore nella fremente e quasi interminabile attesa dell’iniziazione, fatta di armoniche sospensioni e della lentezza con cui brucia il palo santo. L’unico suono deciso che increspa il sottofondo – la selva amazzonica, di cui si percepisce il brulicare notturno – è il rintocco della campana dello sciamano, che purifica lo spazio intorno a sé. Il passo successivo è l’assunzione della medicina, l’ayahuasca, che dona introspezione e visioni, richiamando le figure che popolano la mitologia Inca. Attraverso “Invocations” e “Arachnae”, coi loro accenni dubstep, si arriva al Serpente Alato che dona e distrugge la vita, fino a “La Purga”, la liberazione dalle paure e dalla negatività che si tinge di sonorità house.
Il gradino finale per la consapevolezza, rappresentata dalla città perduta di “Paititi”, è un intreccio di percussioni tribali e suoni squillanti, a conferma della rigenerazione interiore e del dissolversi delle visioni: alle spalle rimane un percorso difficile, con la promessa di un cammino più chiaro, che arriva con le prime luci del mattino in “Sleepless Night, First Light”.
Liam Blackburn si getta quindi in un’esplorazione coraggiosa, supportata da un’etichetta altrettanto visionaria: come ogni esperimento che si rispetti, Night Of Visions mostra alcune incertezze e soluzioni a tratti ripetitive, ma l’insieme è inizio promettente che mostra versatilità come produttore e saggezza nel costruire un lp compatto, sia a livello sonoro, sia concettuale.
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