di Angelo D'Amore. Obama viene riconfermato Presidente degli Stati Uniti d'America. La favola del primo uomo di colore alla guida della casa Bianca, continua. Il Paese a “stelle e strisce” però, appare diviso, lacerato al suo interno (per una vittoria avvenuta sul filo di lana), logorato da una crisi economica di lunga durata che ha mietuto tante vittime anche a quelle latitudini. Anch'io ho tifato per Obama, un presidente che ha tentato cose difficili in un momento di grande difficoltà, rimettendoci spesso la faccia ma avendo avuto il coraggio di osare, un presidente molto umano, il vicino della porta accanto. Quello che mi da fastidio però, è quella ricerca fin troppo forzata di far apparire gli USA come un Paese perfetto o per meglio dire, quella duplice facciata che viene data alla nazione a seconda di chi poi va assumerne la guida. La vittoria dei democratici, la riconferma di un presidente afro-americano, per giunta rieletto, incarnano il sogno americano, la leggenda di un paese dove tutto è possibile, il modello di un'efficiente democrazia da imitare, la compattezza di un popolo che si unisce davanti al suo leader mettendo da parte i particolarsmi e le contrapposizioni ideologiche. Se avesse vinto Mitt Romney, un repubblicano e, sciaguratamente poi, nel breve periodo fosse scoppiata l'ennesima guerra, gli Stati Uniti sarebbero ritornati a ricoprire quel ruolo di grande potenza colonizzatrice, esportatrice di potere, cultura e abitudini, una nazione che con la guerra fa muovere la sua economia e che sulla luna magari, ci andò grazie ad una fiction girata negli studi di Hollywood...
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di Angelo D'Amore. Obama viene riconfermato Presidente degli Stati Uniti d'America. La favola del primo uomo di colore alla guida della casa Bianca, continua. Il Paese a “stelle e strisce” però, appare diviso, lacerato al suo interno (per una vittoria avvenuta sul filo di lana), logorato da una crisi economica di lunga durata che ha mietuto tante vittime anche a quelle latitudini. Anch'io ho tifato per Obama, un presidente che ha tentato cose difficili in un momento di grande difficoltà, rimettendoci spesso la faccia ma avendo avuto il coraggio di osare, un presidente molto umano, il vicino della porta accanto. Quello che mi da fastidio però, è quella ricerca fin troppo forzata di far apparire gli USA come un Paese perfetto o per meglio dire, quella duplice facciata che viene data alla nazione a seconda di chi poi va assumerne la guida. La vittoria dei democratici, la riconferma di un presidente afro-americano, per giunta rieletto, incarnano il sogno americano, la leggenda di un paese dove tutto è possibile, il modello di un'efficiente democrazia da imitare, la compattezza di un popolo che si unisce davanti al suo leader mettendo da parte i particolarsmi e le contrapposizioni ideologiche. Se avesse vinto Mitt Romney, un repubblicano e, sciaguratamente poi, nel breve periodo fosse scoppiata l'ennesima guerra, gli Stati Uniti sarebbero ritornati a ricoprire quel ruolo di grande potenza colonizzatrice, esportatrice di potere, cultura e abitudini, una nazione che con la guerra fa muovere la sua economia e che sulla luna magari, ci andò grazie ad una fiction girata negli studi di Hollywood...
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