Anche D’Alema si tira fuori. Ma non spetta a Renzi dargli l’onore delle armi.

Creato il 18 ottobre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Se il gesto di Veltroni e di D’Alema di non ricandidarsi sia nobile o no, non crediamo spetti a Matteuccio De’ Renzi giudicarlo. Quello che è andato (con la famiglia al seguito) a pranzo da Silvio Berluspony: “da sindaco di Firenze”, dice lui come se non fosse anche un dirigente del Pd; quello che “l’articolo 18 è superato”; quello che “Marchionne è uno dei pochi che ha compreso la globalizzazione”; quello che “io sono giovane gli altri sono tutte teste di cazzo”, non ci è mai piaciuto né ci piacerà mai. Il fatto è che se un diciannovenne partecipa alla “Ruota delle fortuna”, ci chiediamo cosa diavolo c’abbia in testa e se quella testa, con il passare del tempo, resta a Mike Buongiorno, continuiamo a chiederci cosa possa fare per un paese travolto e sconquassato da 25 anni di politica berlusponyana se anche lui ne è stato figlio. L’uomo della sinistra più amato dalla destra puzza di stantio, di democristiano vecchia maniera, di quello che pretende di essere simpatico pur essendo un antipatico della madonna. Cerca di essere spiritoso ma non ci riesce mica! Prova a fare l’intellettuale, ma l’unico testo che sembra aver letto (anche se con grande attenzione) è Il Principe del suo corregionale Machiavelli, avesse letto anche La Mandragolaoggi, forse, scriveremmo su di lui cose diverse. Matteo Renzi si porta appresso il peccato originale dei vecchi comunisti (ma fosse un cattocomunista ante litteram?) che, pur di beccare qualche voto dai cattolici, si facevano vedere in chiesa con la famiglia e il nipotino in braccio per dimostrare di non esserselo mangiato. Se questo è il nuovo, ci chiediamo cosa possa essere il vecchio perché parliamoci chiaro, al nuovo Renzi continuiamo a preferire la “vecchia”, onesta Rosy Bindi, quella che non ha mai riconosciuto a Marchionne di essere un grande manager né a Berluspony un unto del signore. Matteo Renzi, e a denti stretti dobbiamo dar ragione al Maximo, non è un “uomo che unisce” anzi, è tanta e tale la sua voglia di sé che, purtroppo per la sinistra, sarà l’ennesimo motivo di divisione, come se la sinistra ne avesse un bisogno tanto paranoico quanto inconfessabile. E se volessimo riassumere tutto quello che abbiamo scritto oggi in un solo concetto, ci verrebbe quasi da chiederci se il Renzi non sia stato “costruito” apposta, per dividere cioè quel poco di unito che ancora resta in questa sinistra figlia dei suoi vizi peggiori. Ci piacerebbe sbagliare, ci piacerebbe aver preso lucciole per lanterne ma l’aria che tira non è delle più eccitanti perché la vittoria di Renzi alle primarie non sarebbe un fatto indolore. Nel tempo, Berluspony ci ha dimostrato che in democrazia contano solo i numeri, che chi ha un voto in più governa, che le maggioranze possono fare quello che vogliono e che nessun rispetto è dovuto alle opposizioni. Renzi ci sembra più Romney che Obama, a lui del 47 per cento degli altri non frega assolutamente una mazza.

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