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Anche i grandi cadono dalle nuvole

Da Andreachiarelli
Anche i grandi cadono dalle nuvole

Fonte: nattavut / FreeDigitalPhotos.net

Sicuramente ci sarà stato qualcuno che in questo fine settimana pasquale avrà detto: “Lo dicevo io che non c’era da fidarsi del Cloud Computing!“. Il riferimento è alle recenti disavventure di Sony e Amazon. La prima è stata vittima di un attacco informatico che ha messo KO la sua PlayStation Network ed a rischio i dati e le carte di credito di milioni di utenti mentre la seconda ha avuto un problema tecnico che ha oscurato migliaia di siti più o meno noti con i relativi servizi online.
Insomma, un blackout di alcuni giorni con un danno anche all’immagine non di poco conto, considerata la statura delle aziende coinvolte.

Ma si tratta di un danno all’immagine anche per il Cloud Computing come paradigma di riferimento per il futuro dell’Information Technology. Ma probabilmente a volte le cose accadono per frenare gli eccessivi entusiasmi e meditare sulle cose con maggiore consapevolezza.

In effetti il Cloud Computing è la moda del momento: tutti ne parlano, tutti la propongono e molti l’abbracciano senza sapere esattamente di cosa si stia parlando.
Si tratta di una tecnologia che offre sicuramente dei vantaggi considerevoli, ma pone anche degli interrogativi da non sottovalutare: chi può accedere ai miei dati? cosa succede se il servizio non è raggiungibile? cosa succede in caso di guasti irreversibili? cosa succede in caso di fallimento del fornitore?

Intendiamoci, non voglio demonizzare il Cloud Computing. Ritengo che offra un’opportunità per lo sviluppo delle aziende, soprattutto per quelle piccole che non possono premettersi di avere un datacenter interno. Ma occorre farsi queste domande e prendere gli opportuni provvedimenti o anche ignorarle consapevolmente, senza… cadere dalle nuvole quando potrebbero verificarsi blackout più o meno gravi nei servizi del proprio fornitore.

Insomma, andare sulle nuvole sì, ma rimanendo con i piedi per terra.


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