Anche i robot sapranno googlare

Creato il 22 aprile 2015 da Fisiciaroundtheworld

Ero laureanda in Fisica Medica alla ricerca della tesi, mi trovavo nella stanza del professore che avevo scelto come relatore interno al quale ero andata appunto a chiedere nominativi di ricercatori esterni al dipartimento che potessero avere proposte interessanti, quando una giovane dottoranda che era in quella stanza insieme a me mi chiese se potessi essere interessata all’applicazione dell’intelligenza artificiale alla diagnostica per immagini. Gli argomenti di cui mi ha parlato mi hanno letteralmente affascinata, e da quel momento è incominciata una collaborazione durata poi parecchi anni. La “giovane dottoranda” si chiama Barbara Caputo, è stata la mia relatrice di tesi sia di laurea che di specializzazione e, dopo aver lavorato in diversi e prestigiosi laboratori in Europa e nel mondo è oggi docente ad Ingegneria informatica alla Sapienza di Roma.

Nelle ultime settimane il suo nome è comparso in molte pagine web, su repubblica e corriere per esempio, in quanto si e’ aggiudicata il prestigioso Starting Grant dell’European Research Council (ERC), che premia i nuovi talenti della ricerca mondiale che si impegnano a costruire il loro laboratorio in un paese Europeo. Il riconoscimento assegnatole vale un milione e mezzo di euro. Il progetto si chiama RoboExNovo Robots Learning About Objects From Externalized Knowledge Sources e lo scopo è quello di sviluppare la teoria e gli algoritmi necessari ai robot per apprendere direttamente le informazioni da internet. Infatti, come spiega la stessa Barbara Caputo ai giornalisti: “Attualmente i robot non riescono a reagire agli imprevisti in modo efficace e in particolare non sono capaci di riconoscere oggetti nuovi e di capire rapidamente come utilizzarli e come interagire con essi. Oggi i robot hanno bisogno di apprendere in maniera diretta l’uso di un oggetto e di fare pratica. Scopo del progetto è di creare algoritmi in grado di costruire delle rappresentazioni della conoscenza derivata dal web che abbiano senso nei sistemi di rappresentazione della conoscenza usati nella robotica moderna”. In pratica i robot non sono in grado di rispondere a situazioni sconosciute e questo è un grosso limite nelle applicazioni che riguardano l’aiuto domestico, l’assistenza a disabili e anziani: “Per questo mi sono chiesta, quando non so una cosa, che faccio? Imparo da sola, accendo un PC e cerco su Google, quello che mi serve. Cosi’ ho pensato: ‘Perche’ non farlo fare a loro?'”.

L’idea è effettivamente geniale, ma io mi sono chiesta: se nemmeno un essere umano è spesso in grado di distinguere fra informazione corretta e disinformazione (basti pensare al successo delle tante teorie complottistiche e alla diffusione che stanno avendo grazie proprio alle rete), come potrà farlo un robot? Barbara Caputo mi ha risposto che per evitare questo problema “il robot fara’ affidamento sulla larga scala di internet e sull’ipotesi che il rumore sia Gaussiano sotto queste ipotesi. In queste situazioni e’ possibile dimostrare che se il numero di dati tende a infinito allora il rumore va a zero”.

Questa è per me una bellissima notizia, non solo perchè conosco Barbara e la passione che ha per il suo lavoro. E’ un’ottima notizia che un premio prestigioso come questo sia andato ad un laboratorio italiano, che nei prossimi 5 anni darà lavoro a 10 giovani ricercatori che avranno assegni di ricerca per due anni. Ma lo è ancora di più perchè chi ha vinto il premio è una donna, che ha presentato la domanda poche settimane dopo la nascita del secondo figlio, il che sta a dimostrare che allattare un neonato e cambiare pannolini non è necessariamente un ostacolo alla creatività e alla competitività di una donna, anzi spesso e volentieri diventa un incentivo a mettercela tutta e tirar fuori il meglio di se.

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