Un tavolo, alcune amiche. Si parla di cose banali, già dette. Poi, all'improvviso, una domanda a bruciapelo. Parla del tuo primo amore. La mia amica Georgia, la prima che aprì bocca, ci parlò di Matteo. Matteo? Io sapevo di Silvio. Qualcosa non mi quadra, ma la lascio continuare, la cosa mi incuriosisce, anche se forse ho capito, dopo.
Inizio' raccontando di quella prima parola, che fu subito scintilla, di quelle frasi che divamparono presto in incendio. Ogni minimo gesto, anche il più banale, ogni segno tangibile della sua presenza diventava come una mano che le apriva il petto, squarciava il cuore, ogni giorno che passava un po' di più. Sapeva, ma non voleva ammetterlo a sé stessa, che non sarebbe stato per sempre. Man mano che le settimane passavano se ne rendeva conto, era palese, ma non le importava, continuava Georgia.
Pur rendendosi conto, sapeva che doveva andare avanti; avrebbe fatto male, avrebbe sicuramente sanguinato, avrebbe trasformato in macchia violacea quell'immacolato vissuto, fino a quel momento piatto, come il lenzuolo altrettanto immacolato sul quale si stendeva ogni notte.
Non erano nemmeno ancora arrivati a un maldestro fornicare, perché lui le stava già, e abbastanza violentemente, penetrando il cuore, senza che, per altro, nemmeno lei opponesse resistenza. Stava perdendo la verginità, quella verginità di sentimenti che nessuno fino ad allora era ancora riuscito ad ottenere.
Lui era in tutto quello che in quell' estate lei stava vivendo: era l'esame di maturità sul quale perse le notti ripassando, era la luna piena intravista dall'alto di quella collina, era l'abbraccio di quella persona che non doveva esserci, e che presto, infatti, sarebbe sparita, era quel suo dito che scriveva ti amo sulla sabbia, subito cancellato dalla risacca. Ma, soprattutto, erano quelle mani: le vedeva muoversi, gesticolare, scorrere sul suo viso in una carezza amorevole. Bellezza e calore: quale migliore connubio poteva venirsi a creare per lei, da sempre abituata solo alla sostanza più che all'esteta commento. Le osservava per ore, durante gli spostamenti in treno o durante le soste sulla loro panchina, come se il contatto con le sue estremità fosse il prolungamento e lo scambio vitale di quella energia che scaturiva da ogni loro incontro.
Ma, si sa, i primi amplessi sono sempre brevi, durano il tempo di provare quella trepidante emozione. Così fu anche per il loro amore. In men che non si dica, quell'orgasmo come un sussulto dei loro cuori finì, e Matteo sparì, si ritrasse da lei e guardandola timidamente le disse che non poteva amarla. Si fece autunno e le foglie che cadevano, formando uno spesso manto per terra, sotterravano quel sentimento, quelle emozioni e quelle speranze.
Dopo alcuni anni, Georgia trovò, per caso in una vecchia agenda, il suo numero. Lo chiamo'. rispose.
"Georgia, certo, è stato bello anche per me, in quell'estate" – le disse, come se nessuna emozione lo pervadesse, dopo tutto quel tempo.
- mi sono sposato -.
CLIC.
Ma, come è giusto che sia, era il primo amore, la prima volta;
e le prime volte non si scordano mai.
Magazine Talenti
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