Il FMI prevede una crescita globale media del 3,3% nel 2014, invariata rispetto al 2013; per poi salire al 3,8% nel 2015. Le prospettive di crescita per l'anno in corso, più deboli rispetto a quanto del previsto lo scorso aprile, riflettono la battuta d'arresto dell'attività economica nelle economie avanzate nel corso del primo semestre del 2014, e una visione meno ottimistica per diverse economie emergenti. Il FMI afferma che sussistono considerevoli fattori di rischio al ribasso per la crescita economica. In particolare -si legge nella sintesi del rapporto- appaiono intensificarsi i rischi di natura geopolitica che potrebbero rivelarsi più persistenti, e potrebbero anche peggiorare.Questa eventualità potrebbe riflettersi sui prezzi dei prodotti petroliferi, sull'intensità del commercio internazionale, e potrebbe portare ad ulteriori difficoltà economiche. Nelle economie avanzate,la stagnazione secolaree labassa crescita potenzialecontinueranno ad essere rilevanti fattori di rischio, nonostante tassi di interesse molto bassi. Il protrarsi di fenomeni deflattivi o deflazione vera e propria, in particolare nell'area dell'euro, potrebbero rappresentare un rischio per l'attività e la sostenibilità del debito in alcuni paesi. Leggasi Italia. Conlusioni: Le previsioni di crescita stimate per l'Italia da parte del FMI appaiono fin troppo ottimistiche. Soprattutto se si considera che la decrescita già accumulata dall'italia nel corso dei primi 2 trimestri è stata dello 0.3%. Per il terzo trimestre gli indicatori forniscono un quadro macroeconomico ancor più deteriorato rispetto al primo semestre. L'Istat, nell'aggiornamento della Nota Mensile sull'economia italiana, pubblicata a fine settembre, ha affermato che:
"L'indicatore composito anticipatore (figura sotto) aggiornato a luglio e costruito a partire da un insieme di variabili (qualitative e quantitative) selezionate in base alla capacità di anticipare le fasi del ciclo economico, è in rallentamento, suggerendo una nuova flessione del PIL nel terzo trimestre dell'anno" che andrebbe a sommarsi a quello già acquisito nel corso dei primi due trimestri (-0.3%).Anche l'indicatore €-coin elaborato dalla Banca d'Italia, in settembre, ha continuato a diminuire, raggiungendo il livello più basso da un anno (a 0,13 da 0,19 in agosto). L’indicatore ha risentito, oltre che del nuovo calo della fiducia di famiglie e imprese, anche delle deboli condizioni del ciclo industriale e del rallentamento del commercio estero, nonostante un calo dell'euro rispetto al dollaro Usa. L''indicatore €-coin fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro ed esprime tale indicazione in termini di tasso di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di breve periodo). I valori più recenti dell’indicatore sono riportati nella tavola seguente: