Anche l’Asia spaventa. La crisi non arresta il suo contagio nemmeno nei paesi asiatici fino ad ora motore dell’economia mondiale in questo clima di depressione.
Per esempio Corea del Sud e Giappone stanno rallentando come anche Taiwan.
Poi riguardo all’economia cinese, nel secondo trimestre del 2012 è cresciuta del 7,6% rispetto al 8% previsto.
Secondo alcuni economisti molte aziende in Cina si delocalizzano in paesi asiatici dove il prezzo della manodopera è ancora più basso.
La crisi della domanda si sta espandendo anche in Asia e il rallentamento economico è ormai evidente.
Per molti studiosi di economia ed analisti un crollo dell’euro potrebbe far precipitare le esportazioni in Asia con un ulteriore aggravamento della già presente crisi della domanda aggregata mondiale.
Molti paventano l’inizio di una catastrofe irreversibile a cui sarà molto difficile porre rimedio.
L’economia globale potrebbe finire in una situazione di caos sregolato dei mercati, delle vendite e delle esportazioni.
Il cambiamento del paradigma economico neoliberista allora sarà forzato e non sarà più una scelta da considerare e da attuare.
Come anche la conversione ecologica e una “green economy”: saranno forzate e non saranno più una scelta, basta guardare “a quello che sta succedendo alla Groenlandia”.
Siamo sull’orlo di un precipizio e cambiare non è più un opzione ma un obbligo.