Anche la Silicon Valley combatte la povertà

Creato il 24 aprile 2015 da Simone D'Angelo @SimonDangel

Le aziende hi-tech californiane offrono smartphone e corsi di tecnologia agli indigenti

Oggi non avere uno smartphone significa restare tagliati fuori da un mondo di possibilità. Escludere gli emarginati dalla tecnologia significa chiudere loro la porta in faccia. Così lungo la costa ovest degli Stati Uniti le grandi corporation declinano la tecnologia come strumento per la lotta alla povertà e alle differenze economiche e sociali regalando smartphone o creando applicazioni ad hoc per i senza fissa dimora.

Le realtà che si occupano di usare la tecnologia al servizio dei più poveri sono sempre di più. L’ente no profit Community Technology Alliance di San Josè (California) regala cellulari a chi non se li può permettere. In quell’area metropolitana i poveri sono almeno 7mila 600. La stessa fondazione sta lavorando al progetto Mobile4all, un cellulare che non avrebbe più costi per le chiamate.

Altri colossi tecnologici mettono il loro sapere a disposizione di chi non ha mai avuto accesso ad Internet. Twitter, Yammer e Zynga fanno corsi di social network ai senza fissa dimora californiani. Zendesk, società che costruisce software, ha realizzato LinkSF, un’app per scoprire tutti i dormitori e le mense di San Francisco, dove il 40% dei senza dimora ha un cellulare. Il merito va ai Lifeline Phones, cellulari per telefonare e mandare SMS che l’amministrazione americana ha distribuito tra le fasce meno abbienti della popolazione.

Altre realtà del no profit pagano i loro beneficiari in tecnologia. Il Downtown Streets Team dà piccoli contributi a chi si occupa di lavori socialmente utili come la pulizia delle strade. Oggi sono ripagati anche con il credito dei loro telefoni, come accade a Holly Leonard, una signora di San Josè che ha trovato una casa grazie ad un’inserzione trovata sul web proprio via cellulare.


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