Chagall, Nizza fiori sole
Pensavo a come sono brava a inventare storie, a immaginare, a vedere quello che non esiste. Sono brava a creare, ma da piccolina, da quando avevo tra le mani la carta velina colorata e sapevo che doveva diventare mazzo di fiori. Dev’essere una cosa che ho ereditato dal mio papà o dalla mammma oppure dalla nonna: tutti bravi a creare, in modo diverso.
Il papà crea improbabili composizioni con materiali di fortuna, la mamma crea in cucina e con ago e filo e la nonna? Be’, la nonna crea con il duro lavoro delle braccia che impastano acqua, sale, farina e lievito. Quello che viene fuori non è solo pane ma un’emozione profumata e leggera che so già che mi mancherà quando la nonna partirà per il suo “viaggio”. Sì, perché la mia nonna sta approntando il suo viaggio da un bel po’, con entusiasmo e curandolo nei minimi dettagli. Qualche tempo fa, un bel giorno, mi ha detto: “Devo farti vedere il mio vestito nuovo, lo userò tra un anno e mezzo per il mio novantesimo compleanno, sempre se Dio vuole, e per il viaggio, quando il Signore vorrà”. Lei, con il Signore, racconta che ci ha fatto tante belle chiacchierate e che Lui l’ascolta. Una volta, mi guarda e mi dice: “Non preoccuparti, Valentina anche se le cose vanno male non significa che sarà sempre così, con il Signore ci parlo io e vedi che sistemerà tutto… “. Come non crederle? Nonna il suo vestito per il viaggio non l’ha ancora usato…Ah, vero, c’era quel bel mazzo di fiori colorati. Da piccolina ne componevo tantissimi, ora ho smesso, ma sono lo stesso brava a immaginare, vedere, creare con la fantasia, sono talmente brava che, a volte, quello che “vedo” mi sembra quasi la realtà. Poi, però, ricordo che occhi come i miei possono ingannarsi, sono occhi che rifiutano d’avere limiti, che guardano con meraviglia e curiosità, sono gli stessi occhi che guardano Chagall e ascoltano la musica che trasmettono le sue pennellate blu. Sono i miei occhi, quelli che vedono anche quello che non c’è.Così mi ritroverò ancora a creare, a guardare le mie creazioni, a considerare l’autenticità del soggetto e sarò critica e severa con il mio operato, ma indulgente con i miei occhi. Loro non possono essere altro da ciò che sono e io non impedirò mai loro di “vedere”, anche se non è la realtà, anche se poi non sono così sicura che non lo sia.