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Quello che vedete è il muro di cinta della teca dell'Ara Pacis di Meier. La foto è stata scattata da Francesca durante l'intervento di "stacchinaggio" a Piazza Augusto Imperatore. Ci chiediamo come sia possibile, di fronte alla situazione devastante in cui ci troviamo, definire "artisti" queste scimmie selvatiche. Un artista che scrive su un opera d'arte io non l'ho mai visto. Un artista che deturpa i muri di edifici storici, chiese, monumenti, io non l'ho mai visto. Bisognerebbe cominciare a denunciare per istigazione a delinquere i media che, trattando di writing, pronunciano anche solo di striscio la parola "artista". I writers sono vandali. Il 99% di loro lo è. E pazienza se i writers veri verranno qui a dirci che adolescenti, mocciosi, e hiphoppettari vari non sono degni di essere chiamati writers. Gli "emuli illegittimi" sono il 99% dell'intero movimento. Numericamente parlando, gli "effetti collaterali" sovrastano i pochi casi virtuosi. Per una singola opera d'arte di un writer bravo, che magari scrive su muri legali o sulle pareti interne di un museo, abbiamo un carico di milioni e milioni di scritte di ragazzini incivili. E questi effetti collaterali sono semplicemente inaccettabili. Il gioco non vale la candela, tanto vale sopprimere tutto. Fino a che i veri writers non spenderanno una parola contro il barbaro degrado generato dai loro "figli illegittimi", non avranno diritto di cittadinanza nella città civile, di certo non qui dentro. L'invito che vi faccio è sempre lo stesso: rimuovere le tag con prodotti antigraffiti, ripitturare gli intonaci danneggiati, proteggere le facciate con protettivi antigraffiti, informarsi e spargere la voce. Non appena l'emergenza manifesti selvaggi si sarà attenuata, alla fine della campagna elettorale, sarà guerra vera contro le scritte sui muri.
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