Ragazzi seduti in cerchio, un paio di chitarre, un fuoco che brucia nella notte e… un’ombra sinistra che osserva acquattata nell’ombra. Questa scena descrive alla perfezione la musica degli Ancient VVisdom, band capace di unire metal e chitarre acustiche, melodie sussurrate e tematiche horror. Potevamo lasciarceli scappare?
Ho incontrato te e Michael quando eravate in tour con gli Integrity qualche anno fa. Cosa è accaduto da allora? Come è nata l’avventura Ancient VVisdom?
Nathan Opposition: Abbiamo dato il via agli Ancient VVisdom quando eravamo ancora negli Integrity, come un side-project con Ribs degli Iron Age. Avevamo delle chitarre acustiche e abbiamo cominciato a jammare, bere e ascoltare artisti come Roky Erickson, Townes Van Zandt, Lightnin Hopkins e Howlin Wolf. Guardavamo anche documentari su di loro e in quel momento abbiamo cominciato a sviluppare il concept da cui sono nati gli Ancient VVisdom.
Anche se estremamente differenti per stile e approccio, sbaglio ad intuire un legame tra Ancient VVisdom e Integrity dovuto alla comune passione per le atmosfere tetre e fosche?
Dwid è sempre stata una mia fonte di ispirazione personale e ormai lo conosco da dieci anni. Dal punto di vista dei testi sono influenzato da molti artisti, troppi per citarli. Sono anche un fanatico di film horror, al momento sto lavorando al mio primo cortometraggio che uscirà in autunno per la mia nuova casa di produzione, la Gravecraft. Tenente gli occhi aperti!
Difatti i vostri testi sembrano influenzati da temi oscuri e inquietanti, mi piacerebbe sapere se sono in qualche modo legati a particolari letture, film o dipinti.
Non vorrei andare troppo nello specifico. Credo che sia importante lasciare che le persone scoprano cosa le influenza in modo naturale e senza pressioni. In questo modo, sarà l’ispirazione a trovare loro. È come guardare il vecchio flyer di una band che non si conosce, si cerca di saperne di più e alla fine magari si scopre che è roba tosta. In questo modo, ogni cosa porta ad un’altra e alla fine l’illuminazione è pura.
A Godlike Inferno ha ricevuto un’ottima accoglienza da media e pubblico. Vi aspettavate una simile reazione per la vostra musica fuori dagli schemi, specialmente da un pubblico come quello metal abituato a chitarre distorte e riff pesanti?
Non credo ci aspettassimo nulla in particolare, abbiamo solo fatto quello che ci andava. Quando lo abbiamo capito, abbiamo compreso che magari valeva la pena di portarlo ad un livello più alto e così abbiamo fatto. Tutto accade intorno a noi, devi solo essere lì quando succede e potresti esserne parte.
Deathlike mantiene un piede nella vostra formula personale, ma è anche capace di spingere oltre l’interazione tra parti strumentali e vocals, con te a svolgere il ruolo di unica luce guida nell’oscurità dipinta dagli strumenti. Quali credete siano le maggiori differenze tra i due album?
Grazie! Il songwriting e le strutture, incluso il processo di registrazione è stato identico a Godlike Inferno, solo ad un livello più maturo. Il contenuto, invece, tocca un po’ di più la vita sulla terra, la voglia di lottare in un mondo che sta impazzendo. È un album sullo scegliersi il proprio destino, che può essere di due tipi, Lifelike o Deathlike.
Possiamo parlare di una sorta di disorientamento che colpisce l’ascoltatore come di un effetto voluto, un po’ come quando si ammira una bellissima pianta e si scopre solo in un secondo momento che si tratta di una specie carnivora?
È una spade a doppia lama che taglia a fondo. Ti diamo la bellezza e l’orrore. La vita e la morte. Invochiamo il punto di equilibrio. Attraverso le nostre parole, attraverso il nostro suono, attraverso il nostro spirito. Siamo ciò che permette all’universo di espandersi.
Se dovessi descrivere il vostro sound a chi non vi conosce, parlerei di vecchio metal dal taglio tenebroso (penso, ad esempio, agli Angel Witch), degli Alice In Chains acustici e del primo Danzig (direi anche il lavoro solista di Eerie Von), con una punta di psichedelia. Chi toglieresti o aggiungeresti alla lista?
Sì, direi che suona giusto! Amo band come Doors, Rolling Stones, ma anche Death in June, Current 93, poi ascolto Slayer e Venom, quindi il mio linguaggio ha molte dimensioni.
Cosa mi dici dell’artwork di Deathlike e di chi lo ha realizzato? Sono piuttosto curioso di sentire cosa c’è dietro all’immagine della morte che tiene in mano una luce, c’è qualche riferimento alla figura di Lucifero?
Io ho pensato al concept e Travis Smith ha realizzato l’artwork, facendo un lavoro fantastico. Ci ha davvero impressionato. L’idea era quella di creare una parte visuale molto forte da aggiungere alle atmosfere intense dell’album. La luce può essere esattamente quello per una persona e qualcosa di completamente differente per un’altra. Rappresenta ciò che ci connette alla vita e la morte è la rappresentazione della forza che ci porta via la vita come la conosciamo.
Verrete in tour in Europa per promuovere il nuovo album? Avete già qualche piano in proposito?
Lo faremo sapere a tutti appena sarà il momento opportuno.
Le ultime parole famose…
Tenete d’occhio il mio cortometraggio e le prossime uscite della Prosthetic Records.
Keep calm, hail Satan.