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Ancora crisi, ancora Più Libri e (forse) Più Liberi

Creato il 17 dicembre 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Approfondimento sull’undicesima edizione di Più libri, Più liberi
di Emanuela D’Alessio ed Eleonora Rossi

Con oltre 50.000 visitatori si è chiusa il 9 dicembre l’undicesima edizione di Più libri, più liberi, il consueto appuntamento romano con la piccola e media editoria.
Anche quest’anno non sono mancate le polemiche, la girandola delle cifre, l’annuncio di nuove iniziative, la conferma che il mondo del libro è comunque in fermento e in movimento.

Ancora crisi, ancora Più Libri e (forse) Più Liberi
Molte le novità di questa edizione a cominciare dal programma off con 140 iniziative in 50 luoghi della città. Per la prima volta, infatti, Più libri, più liberi ha varcato i confini del Palazzo dei Congressi per approdare in altri spazi della città: dal Nuovo Sacher al teatro biblioteca Quarticciolo, passando per la biblioteca di Corviale, il Palazzo delle Esposizioni, il teatro Tordinona, la Libreria Nuova Europa ai Granai, la Casina Raffaello, il Cinema Aquila, il Teatro di Tor Bella Monaca, la Casa della Memoria e quella dei Teatri, tanto per citarne alcuni.

Fahrenhait, la trasmissione di Radio 3, ha proclamato  Libro dell’anno 2012 Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas (Marcos y Marcos), nella foto.

Ricca ed eterogenea la mappa delle narrazioni del mondo tracciata da autori noti o meno noti in Italia. Tra gli altri ricordiamo il russo Zachar Prilepin con il suo ultimo libro Il peccato (Voland), vincitore lo scorso anno del Super National Bestseller Award come migliore romanzo degli ultimi dieci anni in Russia. «Se non cacciamo Putin saremo condannati dalla storia» avverte amaramente lo scrittore nell’intervista su Avvenire. A soli 37 anni ha già vissuto molteplici vite: pugile, guardia privata, buttafuori, scaricatore di camion, sergente delle squadre speciali anti-terrorismo in Cecenia, marito e padre di quattro figli. «I russi si stanno estinguendo. Siamo al primo posto per i suicidi dei minorenni. Il mio Paese ha perso voglia di vivere non tanto in senso sociale, ma metafisico».
Il tedesco Günther Wallraff (nella foto), veterano del

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giornalismo investigativo, che ha presentato la raccolta di reportage Notizie dal migliore dei mondi. Una faccia sotto copertura edito da L’orma editore, casa editrice al debutto con la collana Kreuzville, presente a Più libri, più liberi anche con Prima di scomparire del francese Xabi Molia.
Il greco Christos Ikonomou con Qualcosa capiterà, vedrai (Editori Riuniti) dove racconta il dramma della crisi greca attraverso le esperienze degli abitanti di Nikea, quartiere proletario del Pireo (qui la nostra recensione).
L’americana Sarah Braunstein, nella lista dei cinque scrittori under 35 della National Book Foundation, con il suo primo romanzo Il dolce sollievo della scomparsa (66thand2nd).

LE CIFRE DELLA CRISI
Il Lazio è la seconda regione italiana per numero di case editrici: 266 di cui 154 piccole e 82 medie. Anche loro devono fare i conti con la famigerata crisi e il segno meno delle vendite.
Secondo i dati Nielsen, presentati il 6 dicembre, i piccoli editori rallentano meno del resto del mercato editoriale: un -7,1% a valore (con esclusione della grande distribuzione) e un –6,3% a copie, con performance migliori rispetto a quelle del mercato nel suo complesso che a fine ottobre registra un -7,5% nei canali trade (librerie tradizionali, catene di librerie, grande distribuzione e internet). Un segno meno ancora importante, che però indica un progressivo recupero se si considera che il mercato registrava un -11,7% a fine marzo e un -8,6% a inizio settembre.

LA POLEMICA
Per Luca Telese, direttore di «Pubblico», «sono dati falsati, ci sono dei titoli che gonfiano e dopano le statistiche, senza i quali la perdita sarebbe molto più consistente». La polemica è esplosa nel corso della tavola rotonda Quanto vale il pluralismo in un mercato che sta cambiando? con Monica Manzotti (Nielsen), Giovanni Peresson (Aie) e Marco Polillo (Aie) per analizzare i confini fra pluralismo e mercato in via di sviluppo, ma che in realtà ha rimarcato lo stato di confusione in cui sembra versare la riflessione sugli scenari editoriali.
Il mercato è in crisi, le librerie chiudono, i piccoli editori soffrono. Di chi è la colpa? Anche in questo caso le voci sono tante. «La politica, nei fatti, non si interessa alla cultura – dice Enrico Iacometti – Va poi denunciata l’operazione di quei media che finiscono sempre col favorire e dar rilievo agli stessi titoli». Per Pietrangelo Buttafuoco (giornalista) «bisognerebbe offrire prodotti artigianali, ma il problema sta nel pubblico, il quale manca di strumenti. I librai vivono poi senza l’interlocuzione della politica. Sono abbandonati». 

LA RISPOSTA DELLA POLITICA
E dalla politica arrivano risposte “istituzionali” con il tavolo interministeriale sul libro e l’editoria annunciato il 7 dicembre dal sottosegretario per l’editoria Paolo Peluffo. «Il tavolo è voluto e presieduto da me, d’intesa con il Ministro Ornaghi, e coinvolge Istruzione, Sviluppo, Economia e Finanze, Presidenza del Consiglio, Beni e Attività culturali. L’obiettivo è raccogliere le istanze del mondo dell’editoria, in primis dell’Aie ma di tutta la filiera, per elaborare un documento di proposta al futuro governo che davvero rimetta al centro il libro e l’editoria. La lettura è il punto da cui il Paese può ripartire».
Il perché sia importante questo coordinamento lo spiega in sintesi Antonio Sellerio, editore dell’omonimo marchio: «A monte mi sembra importante che il governo si interessi del problema di sostenere la lettura in Italia, questo al di là degli interessi di categoria. Ora aspettiamo che si realizzi concretamente». Della stessa opinione Francesca Archinto, direttore editoriale di Babalibri, produzione per infanzia e ragazzi: «Se il tavolo funzionerà davvero è una buona notizia». Più scettico invece «ma non perché non serva, anzi» Sandro Ferri, editore di e/o e autore di I ferri del mestiere: «Sono da una vita nel settore e so che tutti siamo abituati ad arrangiarci, da sempre, da soli. Buone politiche per il libro si potrebbero fare, la Francia di oggi ne è un esempio. Vedremo se e cosa davvero sarà in grado di fare, non solo annunciare, questo tavolo» (Corriere della Sera).
Peluffo ha poi ricordato come «all’interno del decreto Sviluppo appena promosso in Parlamento sia stato approvato, per promuovere i prodotti editoriali e le opere dell’ingegno su piattaforme digitali, un credito d’imposta del 25% con uno stanziamento di 5 milioni di euro annui».
Peccato, viene da pensare, che l’attuale governo sia ormai dimissionario e questa misura, come tante altre, rischi di perdersi tra le nebbie. 

ANCORA SULLA LEGGE LEVI
Non sono poi mancate le critiche alla tanto discussa legge Levi, approvata nel 2011 e che non sembra aver portato tanti benefici. Per Luca Telese è «una legge vergognosa, c’è una politica aziendale che desertifica ciò che ci circonda». Come lui o quasi la pensa anche Luigi Politano di Round Robin: «è una legge che finisce per restringere il libero mercato, obbligandoci ad accettare delle regole fatte apposta per tutelare i grandi editori». «Utile ma insufficiente» secondo Enrico Iacometti, presidente dei piccoli editori Aie. Per Sandro Ferri «non è ancora sufficiente. Concordo con quelli che chiedevano una soluzione dalle maglie più strette, ossia nessuno sconto, prezzo fisso». Prudenti Marco Solari e Lorenzo Flabbi dell’editrice L’orma: «Si tratta ovviamente solo di un primo passo orientato verso la liberalizzazione del settore, una legge per difendere la pluralità e per evitare che pochi titoli monopolizzino il mercato». L’unica voce a favore quella di Michela Murgia, scrittrice sarda tra i fondatori dell’iniziativa LIBEROS, che la ritiene utile e preziosa, perfettibile ma importante. 

IL MANIFESTO DEGLI EDITORI INDIPENDENTI
«La lettura è il punto da cui il Paese può ripartire» dichiara la politica, ma l’editoria presente a Più libri più liberi non si è mai fermata. Lo conferma il Manifesto dei 76 editori indipendenti pubblicato dalla rivista Alfabeta2 e distribuito gratuitamente tra gli stand.
«Lavoriamo nella precarietà, nell’autosfruttamento, nel debito. Spesso con poche risorse e quasi sempre senza alcun contributo pubblico, senza aiuti, senza fondi per la cultura. Senza prestiti agevolati e senza contributi a fondo perduto. Nel nostro lavoro editoriale abbiamo investito risorse (umane ed economiche), abbiamo trovato autori e temi, proposto e reinventato generi e lingue, ciascuno arrischiando una propria proposta culturale dentro la filiera del libro».

SE È A PAGAMENTO NON È DITORIA
Se lo slogan di quest’anno è stato Anche questo è un libro, ha senso chiedersi Anche questo è un editore? riferendoci ai ventisei editori a pagamento (nella lista Writer’s Dream sempre consultabile sul blog Lipperatura) presenti a Più libri, più liberi.
Marco Polillo, presidente Aie e tra gli organizzatori della fiera romana, aveva avuto modo di dichiarare: «L’editore fa questo mestiere rischiando del suo, perché crede nel prodotto che fa e crede nel fatto di portare al pubblico attraverso i canali, le librerie soprattutto e la grande distribuzione, dei testi che ritiene meritevoli di essere letti e accettati dal lettore. […] L’editore a pagamento in realtà non è un editore, è uno stampatore. […] Chi pensa o si propone di fare l’editore facendosi pagare una quota a parte o anche l’intera parte dall’autore stesso, non è più automaticamente un editore. […] Sono contrarissimo agli editori a pagamento». (qui la sua intervista per Libriblog).
Torna sull’argomento Pubblico in un articolo del 4 dicembre dove si esprime con chiarezza la netta contrarietà a questa prassi editoriale che snatura e delegittima il ruolo dell’editore come soggetto culturale.
Le voci si fanno unanimi quando si tratta di condannare i cosiddetti EAP (editori a pagamento), a variare sono soltanto i toni. Netti quelli di Sandro Ferri: «Fare l’editore vuol dire anche investire su un autore, credere in lui, seguirlo nel tempo. Chi cerca scorciatoie non fa editoria» e di Massimo Cassini (minimum fax): «Gli editori sono degli imprenditori e pertanto devono essere loro ad assumersi il rischio d’impresa, fare diversamente sarebbe eticamente scorretto». Inequivocabili quelli di Leonardo Luccone di Oblique: «Non è editoria. È solo a pagamento. La raderei al suolo. Salverei i polli che ci cascano». Più articolati e pacati quelli de L’orma: «Se ne parla molto e, giustamente, anche male. Più che altro si tratta di un’altra professione, di un’editoria che poco ha a che vedere con quella di progetto. La colpa, però, sta anche molto nella domanda, la quale genera un’offerta spesso oltre i limiti del truffaldino» (Speciale Paese Sera).

SE QUESTO È FUTURO
Sul futuro dell’editoria in un mondo sempre più digitalizzato è intervenuto Michael Healy, direttore esecutivo del Copyright Clearance Centre, che nell’era di Kindle, di Amazon e del self publishing ha lanciato una sfida alla comunità degli editori: «Dovranno esplicitare il loro ruolo. Senza dimenticare che c’è un universo di lettori che ci guarda per essere ispirato, che si fida».  

Ancora crisi, ancora Più Libri e (forse) Più Liberi
Una visione del futuro ce l’ha sicuramente il piccolo editore palermitano :due punti che ha provato a raccontarla in Fare libri oggi 2.0. Essere editori oggi, in uscita a gennaio e in anteprima a Più libri più liberi, «ovvero il passaggio epocale che ha accompagnato la nostra nascita, crescita e metamorfosi. Una storia che è anche una riflessione su cosa sia il mestiere dell’editore e quale il suo avvenire, o meglio come intendiamo interpretarlo. Questo introduce un nuovo approccio al digitale che per noi ha trovato forma nel laboratorio di idee e pratiche che abbiamo condiviso su hypercorpus.it» (satisfiction).

SI CHIAMA E-BOOK IL FUTURO DELL’EDITORIA?
La domanda si ripete di anno in anno, il mercato italiano continua a non dare cenni di svolta, nel frattempo tutti si sono organizzati o si stanno organizzando.
A minimum fax hanno cominciato fin dall’inizio, digitalizzando tutte le novità e un po’ alla volta anche i titoli del catalogo. «Abbiamo aderito subito alla piattaforma di BookRepubblic - spiega Cassini - e siamo stati tra i primi ad avere un nostro store sul nostro sito. In generale, non credo che l’e-book sarà la rovina del libro». Leonardo Luccone di Oblique avverte: «Gli e-book per ora non esistono. Sono però un futuro che non si può eludere».

Intanto sta prendendo piede il fenomeno dell’audiolibro grazie anche alla risonanza di voci famose prestate alla lettura. Nanni Moretti, tra gli ospiti di punta della Fiera, ha letto Sillabari  di Goffredo Parise di cui ha appena inciso l’audiolibro edito da Emons. L’attore Fabrizio Gifuni ha letto pagine di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, anche questo inciso per Emons. Roberto Saviano non ha letto nulla ma ha detto che adora gli audiolibri e li scarica da iTunes.

PIÙ LIBRI, PIÙ FILM
Dai dati Aie presentati l’8 dicembre sembrerebbe che il rapporto tra editoria e cinema sia molto stretto. Un film su 5 (il 22% nel 2011) di quelli usciti in Italia è tratto da un libro e il 18-19% (con punte del 23,7%) è firmato da autori italiani. C’è di più, come spiega Giovanni Peresson, direttore dell’Ufficio studi Aie: «Nel 2011 rispetto ai due anni precedenti non solo si è registrato un +7,5% di uscite cinematografiche ma è aumentata la quota dei film tratti da libri, +11,9%. Ma ad avvantaggiarsi è sicuramente il versante cinematografico. Meno eclatante il risultato inverso, cioè quanto un editore ricava dall’uscita in sala di un film tratto da un libro» (Il Messaggero).

NON SOLO LIBRI
Oltre ai libri, altri ancora sono stati i protagonisti della fiera, dalla grafica al fumetto alla musica.
Successo strepitoso per il giovane fumettista romano Zerocalcare, protagonista di

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From Zero to hero: storia di un bestseller suo malgrado, subito acclamato come un eroe sul web. E successo di pubblico anche per la presentazione della graphic novel Tempo materiale di Luigi Ricca (Tunué), tratta dal romanzo cult di Giorgio Vasta e di Le avventure di Huckleberry Finn con il testo di Antonio Tettamanti e disegni di Lorenzo Mattotti (Coconino press).

I BLOGGER MUOVONO LE VENDITE?
I numerosi blog dedicati ai libri influenzano i lettori e condizionano le vendite? Un tentativo di analisi è venuto dalla ricerca inedita dell’Aie, presentata il 9 dicembre. Per la prima volta si esplora un mondo ancora sommerso e sconosciuto. Le case editrici hanno espresso una lista dei blog più influenti, dal borgesiano Finzioni a Tazzina di caffè, e poi Minima Moralia, Booksblog, Critica letteraria, Ho un libro in testa, Letteratitudine, Bookfool, Vibrisse, Nazione Indiana, Il primo amore, Scrittevolmente, Amanti dei libri. Tredici sigle cui si attribuisce un peso. I risultati sono ancora confusi ma, spiega il curatore dell’inchiesta Giovanni Peresson, «se da un lato emerge una forte specializzazione in determinati generi – fantasy, fumetti, o pubblicazioni molto di nicchia - dall’altra viene fuori la propensione a cavalcare casi letterari, anniversari e festival di cui parlano anche giornali e tv». Allora è difficile separare l’eco di un riconoscimento prestigioso dalla segnalazione di un blog. Insomma è difficile misurare le potenzialità dei social network, mentre resta confermata la certezza che più di un blog può senza dubbio Fabio Fazio (La Repubblica).

CURIOSITÀ TRA GLI STAND
Non solo inchieste sul mercato editoriale, dibattiti e libri, ma anche fantasia, sensibilità comunicativa e ingegno per un settore sempre pronto a reinventarsi. Gadget come il set di duecento parole magnetiche di Tic Edizioni o i dadi di Edizioni Unicopli sulle cui facce compaiono immagini da ricollegare, di lancio in lancio, nel proprio percorso narrativo. Stand originali: quello di Nutrimenti allestito come angolo di lettura, quello di Miraggi edizioni pieno di libri belli che “piovevano” dall’alto; quello di :duepunti dedicato a «La cura : dei libri» in cui gli addetti indossavano camice e stetoscopio.

Chiudiamo così, aspettando la dodicesima edizione dal 5 all’8 dicembre 2013.


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