L’enfasi sulla ‘realtà’ in quanto mera “espressione dell’essere” risulta di fatto devastante per la sua stessa percezione ordinaria e, pertanto, esistenziale.
Quando, infatti, dell’esperienza e soprattutto delle ‘cose’ ed ‘azioni’ che la compongono si coglie e fruisce solo la ‘parte’ essente (=di espressa competenza e consistenza dell’essere come tale) l’intera realtà finisce per svanire concentrandosi in unico ‘nucleo’ densissimo (=l’essere stesso) in cui tutto è già… per quanto non sia possibile coglierne alcuna delle ‘manifestazioni’ concrete: una sorta di ritorno all’istante precedente il big-bang in cui ‘quella’ concentrazione di massa conteneva già ‘potenzialmente’ e di fatto l’intero universo… ciascuno di noi compreso! Nulla di veramente diverso dalla teoria (almeno come trasmessa e recepita ordinariamente!) dell’essere in potenza ed in atto. Una chiara menzogna esistenziale poiché NON è affatto vero che ciascuno di noi (e nessun’altra cosa in realtà) è SOLO una POSSIBILE espressione/manifestazione di tale ONNI-POTENZIALITA’!
Senza trascurare che in tal modo SVANISCE nel nulla il campo irrinunciabile del ‘SENSO’! Se tutto, in fondo, “è già” ed è completamente in sé, tranne quel piccolo ‘accidente’ che è il tempo con la sua spesso conseguente frammentazione individualizzante degli (ess)enti, allora anche il ‘senso’ di tutto “è già” ab origine… pur senza ‘esistere’ ancora! Ciò porterebbe, tuttavia, a cortocircuitare (come abbondantemente accaduto!) il ‘senso’ con la sola intenzionalità… bastando (ancora una volta) questa soltanto a ‘costituire’ la realtà stessa! …anche nei casi in cui non si giunga a ‘realizzare’ tale realtà
L’approccio non è ‘neutro’ neppure dal punto di vista ‘teologico’ in quanto una tale concezione non risulta per nulla conciliabile con quella biblica, mostrando somiglianze molto espresse -per contro- con le concezioni religioso-filosofiche dell’Estremo oriente nelle quali il ‘tutto’ è ciò che davvero e SOLO esiste… e noi in esso.