Ancora proteste leghiste

Creato il 09 febbraio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

TG3 si sofferma sulla tensione nuovamente creata  dalla Lega alla richiesta  del governo di porre la questione di fiducia nell’Aula della Camera sul decreto legge “svuota-carceri”. che, tra l’altro, prevede la possibiltà di scontare gli ultimi 18 mesi di detenzione ai domiciliari  Ma Giarda finisce appena di parlare che dai banchi della Lega si levano insulti e fischi: “Vergogna, vergogna” e “andate a spalare la neve”!

Il ministro ha chiarito subito che l’unica motivazione che ha spinto l’Esecutivo è stata “esclusivamente quella dei tempi”, ma l’ostruzionismo del Carroccio rischia di far naufragare qualsiasi tentativo risolutivo di una questione delicatissima  che si snoda fra sovraffollamento e suicidi. L’attuale  situazione denota un  vero e proprio sfascio di legalità,  la crescita numerica dei detenuti si scontra con spazi e strutture rimasti sostanzialmente invariati. E quindi sempre più invivibili. Una situazione esplosiva. Il decreto tenta di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario. L’annuncio è stato rumorosamente contestato dai deputati leghisti, fortemente contrari al provvedimento, che con il solito garbo hanno tentato di  rallentarne l’approvazione. Anche l’Idv è contraria a porre la fiducia sul decreto.

“Nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di circolare per le strade italiane e ci tengo molto a rassicurare di questo l’opinione pubblica”, sottolinea il ministro della giustizia, Severino  ribadendo che il provvedimento svuota carceri “offre al magistrato la possibilità di agire su tre diverse alternative nell’utilizzo della misura cautelare: la detenzione domiciliare, quella nelle strutture idonee in utilizzo alle forze dell’ordine e, in ultima ipotesi, il carcere”. Il ministro ha anche sottolineato che il decreto ha ridotto da 96 a 48 ore il tempo che deve intercorrere dal momento del fermo a quello della convalida della detenzione.

Nulla da fare la Lega alza la voce, facendo  una salva di fischi, grida di disapprovazione e cori. In Italia quando si cerca la fiducia scatta la bagarre. Le urla della Lega che in passato votò a favore, sono motivate da Bonanno:  “Invece di fare uscire gente dalle carceri – ha detto  il leghista rivolgendosi a Paola Severino – mandi qualcuno a pulire qua fuori la sporcizia che c’è qui davanti, a spalare la neve”.

Lega Nord e Italia dei valori, in un’insolita alleanza, si sono scagliate come una molla contro l’esecutivo di Mario Monti e tutto si rallenta. Mentre il quadro della carceri italiane è disperato e diventa di giorno in giorno sempre meno gestibile dal governo. Le condizioni di vita indecenti dei detenuti, in celle destinate a quattro persone, ma dove si vive in otto,  crea concretamente delle condizioni di vita impossibili. Non ci sono abbastanza guardie penitenziarie, costi alle stelle, diritti calpestati, temperature insopportabili, condizioni igieniche allarmanti etc. Questo sovraffollamento impedisce alle carceri di essere un posto in cui ci sia un minimo di  percorso  di rieducazione, di reinserimento. Sono posti in cui non si fa nulla, non si legge un libro, non si impara un mestiere. Il carcere non diventa neanche quello spazio della tua vita in cui puoi ripensare a quello che hai fatto e a immaginare una vita diversa. Le carceri oggi non servono neanche alla società, sono soldi buttati.

Ma  chi dobbiamo ringraziare per questo degrado ?

Riccardo Iacona  ha le idee chiare e nel suo reportage “Viaggio nell’inferno delle carceri italiane” dichiara: “Il sovraffollamento non è altro che il risultato di una serie di leggi criminogene. Una è la Bossi – Fini, l’altra è la Giovanardi – Fini, la legge sulla tossicodipendenza, e l’altra è la ex Cirielli del 2005. Sono tutte leggi che producono carcere”.  Quando c’era la legge Martelli se ti prendevano con un grammo di cocaina in tasca, era uno personale. E si rientrava in un percorso comunque di pena e di recupero che non era il carcere. Oggi, invece, abbiamo il 30% dei detenuti delle carceri italiane, che sono lì perché tossicodipendenti. E non dovrebbero stare in carcere, dovrebbero essere curati. Non dico dico che dovrebbero andare in giro a scippare le vecchiette, non è questo il punto. Dovrebbero anche essere ristretti in comunità, ma comunità che hanno come obiettivo la rieducazione, la disintossicazione, il recupero. Invece no, il carcere è diventato una discarica sociale. – Molti dei ragazzi che si suicidano, per esempio, sono al primo ingresso. Sono andato a vedere come funziona questo meccanismo da vicino, devo dire che gli operatori del carcere, generalmente direttori, agenti penitenziari, psicologi, sono molto consapevoli di queste cose che ci stiamo dicendo, tant’è vero che ci hanno aperto le porte.”

Gli istituti di pena sono oramai enormi lazzaretti, degli ospizi per derelitti, vaste discariche dove viene confinato ogni dolore e malessere sociale, nelle quali si ammassano umiliati e offesi, vite rottamate, sfortunati senza speranza. Vivere in quelle condizioni porta inevitabilmente ad un’inasprimento di odio nei confronti dello Stato e delle istituzioni che si ritorce nella società.  Vivere in un carcere oggi è vivere in un luogo di tortura. Perché quando stai 22 ore a non fare niente  e moltiplichi questo per mesi e per anni è un miracolo che non se ne uccidano di più dentro le carceri italiane!

E’ necessario  imporre concreti e immediati atti di responsabilità prima che le carceri scoppino, i fischi e le urla non portano a nulla, ai carcerati servono soluzioni!


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