Il ministro ha chiarito subito che l’unica motivazione che ha spinto l’Esecutivo è stata “esclusivamente quella dei tempi”, ma l’ostruzionismo del Carroccio rischia di far naufragare qualsiasi tentativo risolutivo di una questione delicatissima che si snoda fra sovraffollamento e suicidi. L’attuale situazione denota un vero e proprio sfascio di legalità, la crescita numerica dei detenuti si scontra con spazi e strutture rimasti sostanzialmente invariati. E quindi sempre più invivibili. Una situazione esplosiva. Il decreto tenta di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario. L’annuncio è stato rumorosamente contestato dai deputati leghisti, fortemente contrari al provvedimento, che con il solito garbo hanno tentato di rallentarne l’approvazione. Anche l’Idv è contraria a porre la fiducia sul decreto.
Nulla da fare la Lega alza la voce, facendo una salva di fischi, grida di disapprovazione e cori. In Italia quando si cerca la fiducia scatta la bagarre. Le urla della Lega che in passato votò a favore, sono motivate da Bonanno: “Invece di fare uscire gente dalle carceri – ha detto il leghista rivolgendosi a Paola Severino – mandi qualcuno a pulire qua fuori la sporcizia che c’è qui davanti, a spalare la neve”.
Lega Nord e Italia dei valori, in un’insolita alleanza, si sono scagliate come una molla contro l’esecutivo di Mario Monti e tutto si rallenta. Mentre il quadro della carceri italiane è disperato e diventa di giorno in giorno sempre meno gestibile dal governo. Le condizioni di vita indecenti dei detenuti, in celle destinate a quattro persone, ma dove si vive in otto, crea concretamente delle condizioni di vita impossibili. Non ci sono abbastanza guardie penitenziarie, costi alle stelle, diritti calpestati, temperature insopportabili, condizioni igieniche allarmanti etc. Questo sovraffollamento impedisce alle carceri di essere un posto in cui ci sia un minimo di percorso di rieducazione, di reinserimento. Sono posti in cui non si fa nulla, non si legge un libro, non si impara un mestiere. Il carcere non diventa neanche quello spazio della tua vita in cui puoi ripensare a quello che hai fatto e a immaginare una vita diversa. Le carceri oggi non servono neanche alla società, sono soldi buttati.
Ma chi dobbiamo ringraziare per questo degrado ?
Gli istituti di pena sono oramai enormi lazzaretti, degli ospizi per derelitti, vaste discariche dove viene confinato ogni dolore e malessere sociale, nelle quali si ammassano umiliati e offesi, vite rottamate, sfortunati senza speranza. Vivere in quelle condizioni porta inevitabilmente ad un’inasprimento di odio nei confronti dello Stato e delle istituzioni che si ritorce nella società. Vivere in un carcere oggi è vivere in un luogo di tortura. Perché quando stai 22 ore a non fare niente e moltiplichi questo per mesi e per anni è un miracolo che non se ne uccidano di più dentro le carceri italiane!
E’ necessario imporre concreti e immediati atti di responsabilità prima che le carceri scoppino, i fischi e le urla non portano a nulla, ai carcerati servono soluzioni!