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Ancora ragazze e la loro battaglia per la libertà di vivere come vogliono: "Mustang" di Deniz Gamze Ergüven e "Much loved" di Nabil Ayouch

Creato il 29 ottobre 2015 da Consolata @consolanza
Per continuare il discorso sulle ragazze e la loro tenace voglia di vivere, due film diversissimi che hanno molti punti in comune: sono film corali in cui le protagoniste sono ragazze (e donne), che con tenacia, indomita vitalità, allegria quando gli è permessa e molta solidarietà combattono per sopravvivere in società profondamente maschiliste. 
In  Mustang di Deniz Gamze Ergüven, ambientato in Turchia, sulle coste del Mar Nero, tra meravigliosi paesaggi boscosi e brumosi, non lontano da  Trebisonda, cinque sorelle tra l'adolescenza e l'infanzia, orfane allevate da una nonna che si divide tra il conformismo sociale e l'affetto comprensivo, e da uno zio truce e violento (grande merito del film è che accenna appena, scivolando con lievità, sull'argomento della violenza sessuale), senza rendersene conto, per pura giovanile esuberanza, si fanno sorprendere in atteggiamenti sconvenienti per la morale. Da questo momento le ragazze subiscono limitazioni sempre più violente della loro libertà fino a essere fisicamente segregate, costrette a lasciare la scuola e spinte a matrimoni più o meno forzati. Le reazioni delle cinque bellissime ragazze (e la loro bellezza, che di primo acchito può sembrare eccessiva e inverosimile, assume un senso profondo man mano che il film, senza per questo appesantirsi, assume un significato più ampio fino a rappresentare quello che sta succedendo alle donne sotto il regime di Erdogan - cui il film non deve essere piaciuto per niente) sono diverse, mentre il centro, il cuore vitale della resistenza è la più piccola, Lale (la straordinaria Günes Sensoy), pronta alla ribellione e piena di iniziative che fanno pensare al rossiniano "e cento trappole prima di cedere farò giocar". Un film, secondo me, veramente consigliabile e riuscito per il solido equilibrio tra denuncia sociale e positiva capacità di reazione, dove non ci sono momenti bassi né falle di sceneggiatura, con ottimi interpreti tra cui le cinque ragazze spiccano per bravura e venustà.
Molto diverso il discorso per Much loved di Nabil Ayouch, ambientato a Marrakesch dove le protagoniste si prostituiscono in alberghi di lusso con ricchi sauditi che vanno a cercare in Marocco quello che evidentemente nel loro paese è impossibile. Sono uomini straricchi, talvolta violenti talaltra bisognosi di conferme, ma comunque ben coscienti del potere dei loro soldi, quindi molto lontani dai sogni delle ragazze che in fondo si illudono sempre di suscitare amore. Proprio la rappresentazione di questi incontri, secondo me, è il punto debole del film che sembra trasformarsi in un lungo pornosoft gremito di sederi roteanti e ventri danzanti. Molto meglio quando la vicenda riprende quota con l'arrivo in scena di una ragazza incinta scappata dal paese che viene accolta e protetta dalle ragazze nell'appartamenteo che condividono. La storia però, e soprattutto i personaggi, non sfuggono al cliché e alla prevedibilità. Grande merito del film sono le attrici, bravissime e vere: finalmente delle donne reali, belle ma con le loro pancette e i rotolini alla vita, sensuali e imperfette come sono le donne nella vita. 
Curiosamente, i due film hanno in comune anche l'aspirazione all'altrove, una sorta di "a Mosca!" checoviano, rappresentato da Istanbul per le ragazzine turche e dall'oceano per le prostitute marocchine; e il fatto che in entrambi l'unico personaggio maschile positivo è un autista, uno che che guida, e che condividendo questa sua abilità, o mettendola al servizio delle donne, si fa strumento, in fondo, della loro conquista della libertà. 
Entrambi i film sono del 2015 e si trovano in sala in questi giorni.   

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