L’avvocato-blogger Greenwald svela un altro programma segreto. Si chiama “Boundless Informant” ed è una mappa della raccolta di informazioni nel mondo. In un mese, setacciati 97 miliardi di dati.
L’Iran è il Paese dove gli Stati Uniti vanno a cercare la maggior parte delle informazioni d’intelligence analizzate dalla Nsa. Seguono il Pakistan e la Giordania. In Europa, il paese più «spiato» dagli americani è la Germania.
Sono alcune delle indicazioni che emergono da un nuovo scoop del quotidiano britannico «The Guardian» sui retroscena dell’attività d’intelligence elettronica condotta dall’agenzia di spionaggio controllata dal Pentagono. Il nuovo capitolo di quello che è già stato ribattezzato «Datagate», è legato a uno strumento per l’analisi dei dati d’intelligence battezzato Boundless Informant (che si può tradurre all’ingrosso come «informatore senza confini»).
Si tratta di un programma che dettaglia e mostra su una mappa interattiva la mole di dati sensibili raccolti dai computer e dai network telefonici in tutto il mondo, che finiscono poi per venir analizzati dai potenti sistemi di elaborazione dei Big Data di cui dispone la Nsa. La mappa rende un’idea della quantità di informazioni che vengono raccolte. In un arco di tempo di solo un mese, nel marzo scorso, sono stati setacciati quasi 3 miliardi di «dati d’intelligence» nei soli Stati Uniti. Su scala globale, nello stesso periodo, il totale di informazioni è stato pari a 97 miliardi.
I colori sulla mappa di Boundless Informant indicano l’intensità del lavoro di raccolta dati in ogni Paese. L’Iran, in rosso, è il più setacciato (14 miliardi di informazioni), poi il Pakistan e la Giordania, in teoria due alleati degli Usa nella guerra al terrorismo, dove sono state controllate 13 miliardi di informazioni a testa.
I Paesi europei sulla mappa appaiono quasi tutti in tonalità di verde, cioè tra i meno controllati, con la sola eccezione della Germania (gialla): la più importante economia europea, a quanto pare, interessa molto agli americani.
Anche stavolta, come nello scoop dei giorni scorsi sulla raccolta dei dati telefonici, la firma sull’articolo del «Guardian» è quella dell’avvocato-blogger Glenn Greenwald, un paladino della privacy che ha fatto della lotta agli «abusi dello Stato» la propria missione di vita.
fonte: la stampa