Ancora sprechi e buchi neri penalizzano le tasche degli Italiani

Creato il 01 luglio 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

1 LUGLIO- La Confindustria Assafrica e Mediterraneo ha recentemente sollevato uno scandalo di portata miliardaria che colpisce, ancora una volta, un’ingente quantità di risorse trasferite dall’Italia all’UE, per mettere in atto una serie di aiuti allo sviluppo dei quali si resta quasi sempre a bocca asciutta.

Secondo i dati diffusi dall’ente, ogni anno il Ministero degli Esteri italiano metterebbe a disposizione della cooperazione allo sviluppo risorse per ben 1895,4 milioni di euro. Di questi, 1346 milioni andrebbero tuttavia a perdersi irrimediabilmente nel pozzo senza fondo dei conti di Bruxelles, che poi li ritrasferisce a varie realtà -anche aziendali- le quali spesso non hanno nulla a che fare con l’Italia. Basti pensare che lo scorso anno l’UE ha finanziato, tramite il Fondo Europeo di Solidarietà, solo il progetto “Green Power” dell’italiana Enel, ossia un impianto costituito in Messico utilizzando un’impiantistica made in Spagna. In media, le aziende italiane riescono ad aggiudicarsi solo il 20% di quanto elargito in precedenza dall’Italia alle casse dell’UE. La maggior parte delle risorse finanziano Paesi un tempo “in via di sviluppo”, ma ormai assai più forti di noi, in particolar modo i Paesi a sud del bacino del Mediterraneo fino alla Turchia. Diversamente da quanto fanno Germania e Francia, l’Italia non si impone neppure in sede di cooperazione delegata, ossia nella gestione dei fondi per conto della Commissione Europea.

Queste osservazioni giungono a pochi giorni di distanza dalla presa d’atto che, nell’attuale programmazione economico-finanziaria made in UE, l’Italia ha cominciato a usufruire dei bandi a disposizione solo nell’ultimo anno. Per usare un eufemismo, ci siamo “svegliati” troppo tardi. Così, se si guarda al Veneto, si scopre che dall’Europa sono giunti alle tasche nostrane solo 212 milioni di euro di pagamenti effettivi (su 452 milioni) con risultati assai deludenti soprattutto nei settori della cultura e della ricerca, non a caso i più bistrattati. In particolare per quanto attiene alla ricerca, solo lo 0,5% dei 56 milioni di euro previsti é già stato corrisposto, ma si tratta di una percentuale davvero misera considerando che centinaia sono i progetti presentati da enti di ricerca, università, consorzi e quant’altro. È significativo poi che il Nord-Est non abbia usufruito minimamente delle risorse messe a disposizione per finanziare lo sviluppo delle televisioni locali, nonostante la crisi abbia colpito fortemente gli addetti ai lavori. In molti casi infatti, i giornalisti hanno subito pesanti licenziamenti dovuti alla chiusura delle emittenti. Per concludere in bellezza -anzi in bruttezza-, con riguardo agli oltre 30 milioni di risorse stabilite per diffondere la cosiddetta “banda larga”, appena il 33% é stato effettivamente pagato.

Si tratta di un quadro nel suo complesso paradossale, che produce conseguenze ancora più drammatiche su un Paese già allo strenuo delle forze a causa della crisi economica. Come conferma la vicenda di quell’operaio disoccupato che ha vinto 500 milioni di euro giocando al superenalotto in provincia di Vicenza, c’é più speranza di combattere la crisi con un bel colpo di fortuna anziché aspettandosi, in quanto contribuenti, un aiuto allo sviluppo da parte dell’ UE.

Silvia Dal Maso

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