Magazine Cultura
Chi si fosse perso la puntata precendente può leggere il post di qualche giorno fa:
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/12/amazonit-con-me-ha-chiuso.html
altrimenti vi riassumo io la questione.
Ho ordinato due libri su Amazon.it per approfittare dei tanti sconti promozione sul loro sito. Amazon.it è giovane in Italia, ha appena aperto i battenti, e probabilmente devono ancora oliare bene gli ingranaggi per poter essere efficienti. Questo lo immaginavo, anche perché all'estero forse non sanno bene come funzionano le cose qui Italia (male).
Ordino due libri per capire come lavorano questi di Amazon.it. Dopo pochi giorni seguendo la tracciabilità mi viene detto che l'indirizzo è sbagliato o illegibile. Il pacco arriva con 4/5 giorni di ritardo. Lo apro e i libri sono fradici, incollati, completamente zuppi d'acqua. Ma non perché hanno preso un po' di pioggia, semplicemente perché erano rimasti a mollo nei magazzini di Amazon.it o del corriere SDA. Uno dei due, non ci sono altri motivi.
Ho approfittato della convalescenza per fare un salto all'ufficio postale e restituire il pacco. L'imballaggio è costato 3 euro e la spedizione raccomandata ben 11 euro. Probabile che quelli delle poste ci abbiano marciato, forse c'era un modo più economico. E' pure vero che ormai spedire i pacchi senza la possibilità di tracciarli e sapere quindi dove sono non conviene: in caso di smarrimento non si può fare niente.
Per un ordine di 24 euro ho speso 14 euro per la restituzione del pacco (pacco in tutti i sensi).
Non sono convinto che questi 14 euro mi vengano restituiti. Loro dicono di poter restituire soltanto 2 euro (ah ah ah), come se spedire un pacco costasse così poco. Io mi accontenterei anche di un buono spesa a questo punto.
Il principio per cui uso il mio blog per queste proteste nasce dalla mia innata avversione alle spese online, eppure con BOL.IT e IBS.IT no ho mai avuto problemi e mi ci stavo abituando. Noi consumatori siamo disposti a pagare in anticipo dei soldi pur non avendo la merce in mano, perché allora quando si tratta di far valere i nostri diritti (diritto di recesso in questo caso) non possiamo agire allo stesso modo? Perché noi consumatori ci dobbiamo rimettere, anche se fosse soltanto un euro, un'ora di permesso da lavoro per andare all'ufficio postale, un'arrabbiatura quando apri il pacco e ti accorgi che la merce è inservibile?
Vale davvero la pena? Capisco che questa mia esperienza è un'eccezione alla regola, ma anche se fosse soltanto una spedizione su mille andata male, o su diecimila, amazon.it come qualsiasi altra azienda seria deve provvedere a proprie spese alla restituzione del pacco e dei soldi.
La legislazione che protegge i consumatori deve ancora migliorare. Ho la tentazione di andare dal giudice di pace per riavere quei 14 euro, ma grazie a questo governo adesso dovrei spenderne 50 per avviare le pratiche. Questa è l'Italia dei consumatori, l'Italia delle cose fatte tanto per fare.
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