La struttura sociale del mondo greco era caratterizzata da duri rapporti di subordinazione e l’economia era largamente basata sulla schiavitù: ad Atene, nel IV sec a.C, gli schiavi costituivano più del 50% della popolazione, poi c’erano i meteci, stranieri, e solo 20.000 su 400.000 mila abitanti erano cittadini a pieno diritto.
G.C.R.Boulanger “Il mercato di schiavi”Il ruolo delle donne andrebbe quindi inquadrato nella complessa gerarchia sociale, ma implicava comunque sia una distinzione che una subordinazione al ruolo maschile. Erano escluse dalla cosa pubblica, dal voto e tranne rari casi dagli affari di governo; ricevevano un’educazione domestica e andavano in spose molto presto, mentre gli uomini spesso proseguivano la loro formazione sposandosi in età più adulta, creando così le premesse per un rapporto di coppia di tipo paternalistico.
Una forma importante di collegamento accessibile che rimaneva col sapere e l’autorità fu la religione e la sfera del sacro. Il culto di Atena, per cui fu innalzato tra tutti il Partenone, e quello di Afrodite prevedono un ruolo preminente delle donne, e chi aveva una funzione di autorità religiosa rimaneva tendenzialmente nubile, come le Melissai, le “api” di Demetra che vivevano separate dagli uomini.
Busto di Demetra
Per la loro estraneità alle regole e ai vincoli familiari a fruire di una relativa libertà di azione erano soprattutto le Etère, sorta di intellettuali a pagamento, donne straniere che praticavano il concubinaggio e la magia e potevano dedicarsi alle arti e alla cultura accumulando anche discrete fortune. Nell’antica Grecia funzionava più o meno che l’uomo che poteva permetterselo aveva più donne: la moglie per badare alla gestione della casa ed alla generazione dei figli, la porné, prostitute più povere e senza mezzi e l’etèra per le conversazioni colte e per l’accompagnamento in pubblico.
Un posto a parte meriterebbero le guaritrici e le donne medico, tra cui ricordiamo Artemisia e Agnodice (IV-III sec a.C.).
Le filosofe
Filo–sofia è un termine adoperato da Platone nel IV secolo a.C. per definire la ricerca di conoscenze e rinviava ad una più antica Sofia o Sapienza che ha le sue radici all’alba del mondo greco nei secoli VIII e VII a.C., è collegata con la religione e il mito unendo l’aspetto pratico con quello spirituale. Anche Pitagora e la sua scuola erano qualcosa a metà tra la congregazione religiosa e una scuola di filosofia e il Maestro era venerato come Daimon. Un arte antica dunque, per sapienti e illuminati, dove è possibile ipotizzare il ruolo attivo delle donne dalle tracce presenti nei miti (vedi: le origini) . Secondo quanto ci viene tramandato da Giambico (251 -325 d.C.) nella sua Vita Pitagorica, le principali discepole di Pitagora furono diciassette: Timica, Filtide, Occelo, Eccelo, Chilonide, Cratesiclea, Teano, Miia, Lastenia, Abrotelea, Echecratia, Tirsenide, Pisirrode, Teadusa, Boio, Babelica, Cleecma. Della prima si racconta che pur di non divulgare i segreti della propria setta giunse a mordersi la lingua e a sputarla. Teano invece sposò il successore di Pitagora, Aristeo, e si occupò di matematica e medicina.
Anche la scuola epicurea era aperta a uomini e donne e nel giardino di Epicuro alcune di loro divennero molto famose, come Temista o l’etéra Leonzia (o Leontina) figura discussa di grandissima cultura, che scrisse un testo polemico contro Teofrasto, il successore di Aristotele alla guida del Liceo. E come non citare infine Diotima, personaggio che nel Simposio di Platone ha il compito di spiegare e discutere con Socrate temi fondamentali come l’amore e l’eros, come già Saffo prima di lei (vedi: Saffo).
La più rilevante filosofa che ci viene tramandata dall’antichità greca è però sicuramente Ipazia di Alessandria, filosofa neoplatonica pagana, morta presumibilmente nel 415 d.C., figlia del matematico Teone, si occupò essa stessa di matematica e astronomia e scrisse il “Commento all’Artmetica di Diofanto; “Sulle coniche di Apollonio” e un “Corpus astronomico”.
Ipazia, particolare della “Scuola di Atene” di Raffaello (1509-1510)
Studiò ad Atene platonismo e aristotelismo influenzando in seguito gli ambienti filosofici alessandrini e sostenendo la distinzione tra filosofia e religione. Acquisì prestigio anche politico, che le procurò il rancore degli ambienti cristiani finché non fu brutalmente aggredita e uccisa in un agguato in strada da parte di un gruppo di fanatici guidati dall’Ecclesiaste Pietro i cosidetti “parabolani” e con la sostanziale approvazione del Patriarca Cirillo di Alessandria (poi fatto santo dalla chiesa) che la riteneva responsabile delle persecuzioni ai cristiani. La sua figura eccezionale di filosofa, scienziata e maestra pagana in un epoca in cui la chiesa con i suoi Padri assumeva sempre più ruolo istituzionale e procedeva all’esclusione della donna dal culto e dai ruoli sociali predominanti, diventa così un simbolo di quell’antica tradizione della sapienza femminile arcaica e quindi sgradita più in quanto studiosa che per la sua fede pagana: le donne non dovevano più parlare nelle assemblee pubbliche o nei luighi di culto, e men che meno insegnare nelle scuole.
Nel I secolo d.C. Visse ad Alessandria anche Maria la Giudea detta Miriam, seguace del culto di Iside, che viene ritenuta dagli storici della chimica come la fondatrice dell’Alchimia. Tra i sui scritti c’è il “Maria practica” un manuale pratico di alchimia. A lei si devono la scoperta di alcuni procedimenti di base e la costruzione della strumentazione da laboratorio che verrà adoperata fino al XVII secolo.
Il periodo ellenistico vide comunque una relativa presenza femminile anche nella sfera politica, agevolata forse dall’istituzione della scuola pubblica elementare e media (anche se la sua frequenza era comunque riservata ai cittadini a pieno diritto) con una serie di autorevoli e potenti regine come le macedoni Olimpiade e Arginoe II (m.250 a.C.) o la celeberrima Cleopatra VII (69 -30 a.C.) ultima regina d’Egitto, che convisse prima con Cesare e poi con Antonio a Roma, fino a che fu vinta da Ottaviano che mise a morte anche Cesarione, il figlio da lei avuto da Giulio Cesare. Viene ricordata nei versi di Virgilio e nelle opere di Shakespeare, immaginata da pittori e registi e diventa, in tempi moderni, icona della femme fatale.
E’ a partire dal V secolo circa che la filosofia comincia dunque a scollegarsi dal’aspetto pratico e a trasformarsi in sofistica, allontanandosi così dalla sofia ed acquistando gradatamente le caratteristiche di un sapere logico, che ricorre al lògos, al discorso, differenziandosi così dalla logica delle metamorfosi propria della tradizione mitologica per diventare una logica astratta.
Biblio per approfondimenti:
“Storia delle donne – l’antichità”, vol.1 di P. Schmitt Pantel, Laterza, Bari
“Le origini del pensiero greco” di J.P. Vernant tr. it. Ed. Riuniti, Roma
“I greci e gli dei”, A. Brelich, Liguori, Napoli
“Nonostante Platone” di A. Cavarero, Ed. Riuniti, Roma
“De mulieribus claris” di G. Boccaccio tr. It vol. 10 delle “Opere complete”, Mondadori, Milano
“Il mondo ellenistico”, F.W. Walbank, il Mulino, Bologna
“Storia della chimica” H. M. Leicester , Isedi, Milano
“Ipazia di Alessandria” G. Berretta ed. riuniti, roma
“Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo”, La Lepre Edizioni, Roma