Una lettera a Corrado Augias (31 ottobre 2010, La Repubblica) permette di fare chiarezza sugli insegnanti di IRC (Insegnamento di Religione Cattolica), categoria a tutt’oggi retaggio della Chiesa.
Libera Chiesa in libero Stato? Giammai … lo Stato deve infatti ancora oggi piegarsi in materia di istruzione allo Stato Pontificio: gli insegnanti di IRC sono designati dalla Chiesa, ma pagati dallo Stato. Perché?
SE L’ INSEGNANTE È SCELTO DAL VESCOVO
Repubblica — 31 ottobre 2010 pagina 24 sezione: COMMENTI
[lettera] Caro Augias, sono un insegnante di religione cattolica, colpito dalla scarsa conoscenza che alcuni insegnanti hanno delle norme che regolano questa disciplina scolastica. Gli insegnanti di religione cattolica non sono mai stati pagati dalla Chiesa fin dalla riforma Gentile, perché già da allora si riconosceva a tale disciplina dignità di materia scolastica. Non si capisce perché dalla formazione dell’ uomo e del cittadino deve essere esclusa la formazione religiosa, in nome di quale sublime concezione della persona o di quale particolare idea di istruzione. Obietto anche a quanto da lei scritto sull’ inutilità di questo insegnamento ” spreco di tempo e di danaro “. Uno studioso fuori discussione, Mircea Eliade, annoverava il linguaggio religioso tra quelli fondamentali che, tra l’ altro, non vanno confusi con la formazione catechistica o dottrinale, imputabile ad altre agenzie educative. Lei ha trascurato i risultati formativi, non solo cognitivi, che tale disciplina permette di realizzare nella scuola, educando coloro che la scelgono ad essere uomini liberi da qualsiasi concezione fondamentalista ed integralista. I miei alunni la “religione” la studiano ricavandone ampi risultati formativi e didattici. Gli allievi sono numerosi, di variegata provenienza sociale, interessati alla disciplina. Angelo Michele Pappagallo [email protected]
[risposta] La rubrica sull’ insegnamento della religione cattolica ha suscitato qualche dissenso di cui è esempio la lettera del prof Pappagallo. Un altro insegnante, Corrado Stillo ( [email protected] ), dopo aver reclamato ‘ maggiore rispetto’ per gli insegnanti di religione, scrive: «La religione a scuola non è il catechismo. È cultura necessaria in questa epoca di globalizzazione. L’ ignoranza di cui lei parla si può solo colmare con la cultura. Io insegno da 32 anni, il 14 novembre partirò con i miei alunni per Auschwitz. Ci saranno alunni cattolici, mussulmani, ebrei e non credenti». Ho il massimo rispetto (vorrei essere creduto) per chiunque insegni con competenza qualunque materia. La questione infatti riguarda l’ istituto non i singoli insegnanti. In primis trovo improprio che la ‘ religione’ venga considerata ‘ materia scolastica’ come la matematica o il latino. Più grave il fatto che lo Stato abbia appaltato alla Chiesa un insegnamento. Non importa che si tratti o no di catechismo, importa che gli insegnanti sono scelti dal vescovo e che dal suo gradimento, dal suo controllo perfino sulla loro vita privata, dipenda la conservazione della cattedra. L’ insegnamento diventa in pratica l’ estensione della catechesi, comunque non può discostarsi dal dogma; la Costituzione garantisce invece (art. 33) che “l’ arte e la scienza sono libere e libero ne è l’ insegnamento”. Lì è il punto. © RIPRODUZIONE RISERVATA – CORRADO AUGIAS [email protected]