Mappa immaginaria di Atlantide di Patroclus Kampanakis (1891)
di Massimo Pittau. Nella recente pubblicazione promossa dal Dipartimentop di Storia dell’Università di Cagliari “Itinerando – Senza confini dalla preistoria ad oggi” (Morlacchi Editore, Perugia 2015) è incluso anche uno studio di Giovanni Ugas, intitolato “L’isola del continente: l’Atlantide tra fantasia e storia”.
L’articolo è preceduto da un “riassunto”, che mi preme trascrivere testualmente per evitare sia mie troppo numerose e lunghe citazioni sia miei eventuali errori di interpretazione.
«Con la sua narrazione sull’isola di Atlantide, Platone ha proposto un racconto favoloso con un messaggio di natura politica, ma ciò non preclude l’esistenza di un substrato fisico e storico su cui il mito è costruito. Il compito di rintracciare i brandelli di storia e geografia di questo racconto è irto di insidie come emerge dalle tante e disparate ipotesi interpretative e dalla elaborazione di nuove fantastiche creazioni. Percorrendo il sentiero poco esplorato dell’analisi dei testi egizi, questo rapido lavoro giunge alla conclusione che l’isola di Atlantide è, in origine, una nesos nel senso del termine egizio iw, non circondata ma solo lambita dall’Oceano, che va identificata con l’Africa nord-occidentale. Il suo impero, ambientato nel II millennio a. C., ricalca quello creato dai popoli nordafricani al tempo in cui, alleati con i Popoli del Mare, invasero le terre dei faraoni Ramessidi.
Parole chiave: Atlantide, isola = nesos = iw, Africa nord-occidentale».
Premetto che nel suo studio G. Ugas ha citato pure un giornalista, che qualche tempo fa ha pubblicato un intero libro in cui ha proceduto a identificare la mitica isola di Atlantide con la Sardegna nuragica – libro molto fortunato dal punto di vista della diffusione, ma del tutto privo di valore scientifico dal punto di vista storico – mentre non ha citato me che quel giornalista e quel suo libro ho più volte contestato pubblicamente. Per questa sua mancata citazione, io per ricambio sono stato inizialmente tentato di sorvolare del tutto sull’articolo di G. Ugas, ma alla fine ho deciso di intervenire per fargli due sole obiezioni, semplici ma sufficienti ad infirmare alla radice l’intero suo articolo.
1) Come avevo già scritto ed obiettato io, anche G. Ugas sostiene che in effetti l’isola di Atlantide è una invenzione del tutto fantastica o “favolosa”, proposta da Platone al fine di divulgare il mitico “Stato Ideale” da lui ipotizzato e auspicato. Però, andando contro la premessa della totale natura fantastica o “favolosa” dell’isola, G. Ugas ha tentato di dare una consistenza reale ad Atlantide, e ciò ha fatto sulla base di un solo elemento tratto dalla lingua degli antichi Egiziani: il nesso fonetico (o grafico? o ideografico?) egizio iw che significherebbe «isola». Senonché – lo vedono facilmente tutti – si tratta di un elemento linguistico unico e per di più molto labile e perfino molto dubbio, dal quale è del tutto illegittimo trarre la molto impegnativa conclusione della esistenza reale di un’intera isola, per la quale riconoscere “l’esistenza di un substrato fisico e storico su cui il mito è costruito.”
2) Molti autori moderni, archeologi, storici e linguisti, hanno definito il Mar Mediterraneo una grande autostrada, nella quale per numerosi secoli sono transitate con imbarcazioni e navi numerose ondate di popoli, quasi tutte dall’Oriente all’Occidente. Essi hanno anche definito il Mediterraneo un “grande ponte fra l’Oriente e l’Occidente”, del quale costituivano altrettanti piloni le numerose “isole” che vi si trovano in tutte le sue parti. (L’ipotizzare che quelle migrazioni avvenissero lungo le coste del Mediterraneo è una ipotesi da respingere con ferma decisione). Ebbene si intravede benissimo che quegli antichi navigatori e trasmigratori conoscevano alla perfezione la radicale differenza che esiste tra un’“isola” ed un “continente”. Pertanto è un errore enorme, quello commesso da G. Ugas, di identificare l’“Isola di Atlantide” con tutta la parte dell’Africa nord-occidentale che gravita attorno alla lunga catena dell’Atlante e va dalla Tunisia, all’Algeria e al Marocco compresi: per la evidente ragione che sarebbe un’isola tanto grande quanto un quarto dell’intero “continente africano”…!