Come riportato nella didascalia che accompagna l'immagine, questa è stata ottenuta combinando le bande quasi opposte dello spettro elettromagnetico, ovvero l'immagine ottenuta da Herschel nel lontano infrarosso e quella ottenuta da XMM-Newton, il telescopio spaziale per i raggi X. La sigla XMM significa X-ray Multi-Mirror (raggi X a specchi multipli); il nome del telescopio è stato scelto in onore di Isaac Newton.
Nel lontano infrarosso, Herschel osserva la polvere e i gas molto freddi che circondano le giovani stelle calde rilevate da XMM-Newton. L'immagine mostra l'interazione tra le stelle calde di nuova formazione e gli intricati viticci di fredde polveri e gas circostanti. Questi, ad una temperatura superiore di qualche grado a quella dello zero assoluto, corrispondente a 0 K (–273,15 °C; –459,67 °F), rappresentano il materiale da cui hanno origine nuove stelle.
Poiché sia i raggi X che UV sono assorbiti dall'atmosfera terrestre (nell’ultravioletto, e ancor più nei raggi X e gamma, l’opacità dell’atmosfera, almeno a livello del suolo, è totale), è necessario superare la barriera, rappresentata dall'atmosfera terrestre, grazie ai telescopi spaziali, per poter effettuare delle osservazioni nelle citate regioni dello spettro elettromagnetico, che risultano di fondamentale importanza ai fini della comprensione, da parte degli scienziati, del ciclo di vita delle stelle.
Ecco l'immagine di cui abbiamo parlato.
Crediti: ESA/Herschel/PACS/SPIRE/Hill, Motte, HOBYS Key Programme Consortium.
Fonte NASA Gallery
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