Mattina di terrore: a distanza di poche settimane dall’ultima scossa, il terremoto è tornato a fare danni. Mi ritengo fortunata: per me si è trattato soltanto di una (interminabile) decina di secondi di terrore; per altri è andata molto, molto, molto peggio.
In quei terribili momenti, una sola domanda si fa strada nella mente: ed ora?
Si scardinano le certezze; avverti prepotente, sulla pelle, la paura dell’ignoto.
E un atroce dubbio si materializza: non era forse meglio vivere ogni giorno come fosse stato l’ultimo della mia vita?
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Scribacchina, orsù, ragioniamo: considerati gli sciami sismici che si susseguono inesorabili, questo potrebbe essere davvero l’ultimo giorno della tua vita (facendo i debiti scongiuri, va da sé). Ritieni dunque sia il caso di lasciare ai soliti lettori, come ultimo post del blog, questo scritto terrorizzato e terrorizzante? Non è forse meglio rimboccarsi le maniche e lasciar loro la cronaca che già anticipasti, quella del live degli Yellowjackets?
Lesta, donzella: sparisci da questo post e aguzza l’ingegno.
Entro sera, il post dovrà esser pubblicato.