Il passaggio da una casa editrice all’altra è, chissà perché, fonte di preoccupazione (cambierà, l’autore? Gli chiederanno cose? Deluderà? Che c’è dietro?). Poi, vabbe’, cominci a leggere e passa tutto perché Ricciardi, ancora una volta, ti prende e ti porta a Napoli. La storia è densa, e viene in mente l’autore che raccomanda di scendere dall’alto della città verso il mare per raccogliere storie. E così ti senti: come se de Giovanni, semplicemente, avesse mietuto storie, con larga falce, e ne avesse portata una gran bracciata fino a te che leggi, seminandone qui e là: spighe isolate, covoni grandi, mucchi più modesti, ma a ogni passo la vita di qualcuno che ti si squaderna davanti, o ti si mostra da una fessura che devi presto abbandonare per seguire un’altra via, un altro racconto, un’altra vita. Su tutte, la vita di Ricciardi, che si segue con ansia e partecipazione (mannaggia!, pare proprio che sia così corporeo, così vicino, il commissario!), a volte scapicollandosi in fretta nell’apprensione per quello che gli succederà, a volte costretti a fermarsi. Sì, perché de Giovanni, che si confessa scrittore quasi casuale, semplice ‘raccontatore’, ha un’abilità tutta sua nel costringere l’attenzione su ciò che vuole. Scrive bene, l’autore, bene assai, magari usando moduli sapientemente costruiti e per nulla casuali: ad esempio (da qualche tempo) quei capitoli dove l’anafora fa da guida attraverso finestre, strade e voci diverse (come le pagine bellissime, indipendenti, dolci-amare, che raccontano il Natale che si avvicina). E poi, in filigrana, una attenta e precisa ricerca storica, che sa di polvere, di archivi, di sale del porto; che rimane in disparte e in sottofondo, ma, a saperla vedere (e a me piace girare per archivi in cerca di storie), rivela un gran lavorio di storico attento.
E c’è anche il giallo, naturalmente; ci sono i morti, e la ricerca investigativa, e una soluzione che si fa strada lentamente, così che a metà tu punti il dito su un personaggio e a tre quarti cominci a pensare a un altro, e poi scuoti la testa a dirti che è impossibile, e poi ci pensa de Giovanni a mostrarti che, a Napoli, a Natale, tutto è possibile, tra il sangue, i presepi, e una statuina rotta di San Giuseppe.
Per mano mia
Maurizio de Giovanni
Einaudi