Uomini che uccidono donne. Ogni giorno leggiamo sui quotidiani, ascoltiamo notizie in tv, se ne parla al bar, davanti a scuola, sul lavoro.
Storie di violenza, violenza contro le donne. Una violenza che ci riguarda, riguarda le nostre città, le nostre strade, le nostre case.
Siamo addolorate, per ogni donna che vive una vita priva di libertà, per ogni donna che subisce prepotenze e aggressioni psicologiche, morali, fisiche.
Siamo addolorate, ogni volta che sui quotidiani leggiamo parole che ripropongono i dettagli morbosi della uccisione di una donna: umiliazione e violenza che continuano oltre la morte.
Siamo addolorate, quando per giustificare la violenza si parla di raptus, si parla di gelosia, si parla di follia: non è un raptus, non è amore, non è follia.
Anche riguardo l’ultimo caso di cronaca, avvenuto a pochi chilometri dalla nostra città, alcuni giornalisti parlano di raptus e di impulso incontrollabile, riportano la versione dell’avvocato difensore a cercare giustificazioni e attenuanti. Si parla di difficili condizioni economiche e sociali, trascurando il fatto che la violenza contro le donne riguarda tutte le classi sociali, e la tragedia si annida dove la relazione tra uomo e donna si basa sul possesso e sulla violenza.
Queste parole ci feriscono.
Noi chiediamo a tutti, uomini e donne, di combattere l’inerzia con la quale, tacendo, si diventa complici.
Chiediamo ai mezzi di comunicazione di accettare il confronto sui linguaggi con cui si parla della violenza contro le donne: le parole contano, le parole hanno un peso, le parole costruiscono giorno per giorno il senso e i significati dei nostri ruoli e delle nostre opinioni. Anche alla stampa, alle giornaliste e ai giornalisti, chiediamo di non essere più complici.
Rete Donne
Se Non Ora Quando? – Cremona
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