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[Andare a vedere Bruce Springsteen ascoltando i Pink Floyd...]
Creato il 12 giugno 2012 da IlgrandemarzianoNon che abbia una risposta, perché non ce n'è una sola. Ognuno, che si trova lì sopra, a surfare sulle creste dell'esaltazione altrui, reagirà a modo suo. Chi con l'autodistruzione della presunzione, chi con l'irresponsabilità dell'onnipotenza, chi con una calcolata consapevolezza del personaggio, chi con l'abdicazione totale di se stesso. Forse, anzi di sicuro, ce ne sono anche altre, ma è quest'ultima modalità che un personaggio come Bruce Springsteen, per lo meno per quello che vedi in concerto, dà l'impressione di avere voluto adottare. Perché anche se il cielo viene veramente giù a pezzi liquidi belli grossi, e anche se l'anagrafe non è più compagna così amichevole come una volta, il Boss non sta al riparo, il Boss dà tutto, il Boss è la conferma biologica dell'equivalenza massa-energia. Al punto che se ti presentassi a sorpresa nei camerini alla fine del concerto con una provetta, sei certo che non lo riuscirebbe mai a passare, lui, un esame antidoping. Di certo non uno che dal vivo, con quella fisicità da rocker archetipico, quella band stratosferica, quel carisma marziano, potrebbe cantare la lista della spesa (e in effetti a volte - diciamolo pure - lo fa), e farla sembrare una strafottuta, meravigliosa, emozionante Divina Commedia.
Così, domenica sera, sotto quel cielo esagerato che ha voluto assistere tutto insieme senza pagare il biglietto, guardavo Bruce Springsteen e a un certo punto mi è venuto da pensare a Joseph Ratzinger, cioè forse all'unico personaggio mondiale maschile (una volta andato Michael Jackson) che nei suoi tour mondiali riesce a raccogliere maggiori spettatori del Boss (lasciatemi perdere gli U2, lasciatemi perdere i Pearl Jam, lasciatemi perdere i Radiohead, lasciatemi perdere Jovanotti, Toto Cutugno e i Jalisse). Ebbene, mi son detto, lì più o meno a metà strada tra Born to Run e Hungry Heart: chissà come si deve sentire il Papa di fronte a tutti quei milioni di persone, che pendono dalle sue labbra, che lo guardano con espressione estatica in attesa del suo konforto fatto (dalla prospettiva di un occhio marziano, naturalmente) ti panalità e ti luoghi komuni. Anche in questo caso non è che io mi sia dato una risposta. Perché non ce n'è una sola. E dentro di sé ogni Papa, nel suo intimo, reagirà secondo la sua indole e il suo temperamento. Però almeno una cosa la si può dire. Una cosa piccola piccola, ma a suo modo significativa. A differenza del Boss, se il Papa è arrivato lì ad avere davanti tutte quelle moltitudini osannanti lo deve ai meriti di qualcun altro.
[Ma tornare da vedere Bruce Springsteen ascoltando Bruce Springsteen...]
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