Sempre piaciuto remar contro corrente.
Un trionfo di tendini e muscoli, concentrazione e fatica, andando avanti così, una remata un sussulto, una remata un tonfo al cuore, il sole accecante, la corrente contro di te, e la canoa che avanza di qualche centimetro.
Poco, troppo poco per poter mai raggiungere l’apice della cascata.
Ti viene il dubbio che sia mai stato quello il tuo obiettivo.
Troppo preso a guardare i muscoli, a sussultare, a patire, a gioire.
Finché te lo dici chiaramente.
La direzione verso la quale stai andando non ti porterà mai da nessuna parte.
Difficile ammetterlo.
Più sei abituato a remare, più prendi gusto a notare i microscopici passi in avanti.
Difficile ammetterlo.
Perché quando lo fai sei obbligato a fare una scelta.
Che non può essere che una di queste tre.
La prima: molli i remi. Inutile andare contro. Meglio lasciarsi trasportare.
La seconda: parli con chi ha il potere di chiudere la cascata. Riuscirai così a convincerlo a chiudere il getto d’acqua.
La terza: ti metti in piedi e cambi fiume.
Chi l’avrebbe mai detto che ce n’era un altro proprio lì accanto.
Magari uno in discesa.
Inspirato da questo talk di Andrea Provaglio