- Somewhere – 2010 – ♥♥♥♥ -
di
Sofia Coppola
La vita all’ hotel Chateau Marmont di Los Angeles per Johnny Marco, celebre attore di successo, sembra essere ripetitiva, circondata dai lussi, dalle donne e dalle feste ma noiosa. E questa noia e meccanicità si evince fin da subito ed è quello che la Coppola vuole comunicarci fin dal principio con la lunghissima inquadratura fissa che ci mostra il protagonista Stephen Dorff a bordo della sua ferrari nera che gira in tondo ininterrottamente nel bel mezzo del deserto californiano. E a questa lunga inquadratura tante altre ne seguono, tutte con lo scopo, da sole, di delineare le caratteristiche del suo personaggio principale senza per forza dover ricorrere a forzati dialoghi introduttivi. Bastano le immagini e la loro forza comunicativa, anche se forse un pò troppo lenta, caratteristica che sicuramente non farà amare questo film a tutti i suoi spettatori. Ritornano, dopo il pernottamento di Lost in Tranlation, in questo film di Sofia Coppola i cosiddetti ”non-luoghi”, cioè quegli ambienti che hanno un fine specifico (in questo caso l’ Hotel o le piscine dell’ hotel stesso) ma che fanno incrociare al loro interno diverse persone senza però mai arrivare a una vera profondità relazionale. Tutti ripresi con lunghe inquadrature fisse intervallate da lenti zoom sui volti dei personaggi che maggiormente caratterizzano i loro sentimenti interiori. Sono quindi le micro espressioni del volto che fanno da vere protagoniste, dando sempre meno importanza a quei dialoghi che sembrano scomparire sempre di più dal mondo di chi ha la fama e il successo. Somewhere è sicuramente un film in parte autobiografico per la regista statunitense perchè oltre a riflettere sul mondo di Hollywood mette duramente a confronto la vita e la relazione tra una star cinematografica (come di certo è il padre di Sofia Coppola) e la sua unica figlia. Un mondo, quello Hollywoodiano, nel quale il tempo sembra essersi dilatato ma al tempo stesso fermato e nel quale i suoi attori sono chiusi, come in un vuoto limbo pieno di niente. Una realtà totalmente dominata dall’ assuefazione dove anche le donne e il sesso sono ormai qualcosa di così comune per Johnny Marco da non riuscire nemmeno a mantenerlo sveglio. E’ ottimamente delineato il rapporto padre- figlia perchè non cade mai nel melodrammatico, dilatando i loro momenti in attimi senza dialogo, originati dall’ incapacità di trovare argomenti su cui discutere data la scarsa conoscenza reciproca. Così anche gli attimi di gioco a Guitar Hero o davanti alla Wii assumono il valore di veri atti comunicativi con lo scopo di collegare due mondi (quello del padre e della figlia) così distanti tra loro. Anche i momenti girati in Italia ci fanno riflettere sul degrado che ormai avvolge il nostro mondo televisivo e cinematografico, che impedisce qualsiasi discorso bombardando lo spettatore con balletti fuori luogo improvvisati da procaci soubrette seminude. In Somewhere quindi anche il mondo dello spettacolo Italiano è messo duramente sotto critica additato di una vacuità ancor più grande di quella Hollywoodiana che porta il protagonista Johnny Marco a scappare di corsa dal Nostro Belpaese. La colonna sonora e l’ utilizzo delle musiche è sorprendentemente perfetto e anch’ esso assume una caratteristica primaria nel film. Elle Fanning, nel ruolo della figlia, è naturale e decisamente molto espressiva a tal punto da far pensare che voglia seguire le orme della sorella se non addirittura superarle. Un ruolo così importante il suo in questo fin da sconvolgere la vita di Johnny e dal risvegliarlo dal torpore nel quale sembrava essere invischiato, liberandosi della sua Ferrari (metafora della ricchezza che ti fa chiudere in un guscio di pochi centimetri quadrati) e invitandolo semplicemente ad andare oltre. Oltre la solitudine e la noia. Verso la vita.
( Il senso di vuoto che l' attore Johnny Marco sperimenta anche in Italia)
( Un rapporto ritrovato con la figlia potrà fargli cambiare idea)
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