Chi cazzo sei tu? Con il tuo pretesto di compiacerti tra gli altri, di ridere e scherzare con gli altri e lottare e andare avanti e autoconvincersi per gli altri.
Invidiosi. Invidiosi dell’essere autentico, invidiosi di avere quello che non si può ottenere. Intellettuali. Falsi e ipocriti ignoranti, bloccati tra i bidoni di qualche fabbrica radioattiva.
Vi hanno mutato in qualcosa questa radioattività, e ti lamenti di quello che sei con il pretesto che qualcuno ti aiuti? Chi vuoi che ti aiuti?
Qualcuno che prima di te ha capito tutto questo, qualcuno che ha capito il gioco, che lo ha vissuto, che lo ha assecondato e che si è fatto graffiare da ogni partita persa in questa grande scacchiera.
Inferiore… cosa pretendi? Bombardato da tutte le terminologie, da tutte le icone, da tutte le “Idee” confezionate ovviamente, da tutti gli sguardi… pero! Ogni tanto c’è qualcuno che ne esce, che si autoidentifica come qualcosa e poi te lo rinfila in modo così sottile ma anch’esso in modo così disperato da non fartene neanche rendere conto, che a quel punto diventi come quella “cosa li”. “Cose”, copie imperfette delle Idee. Umani, cose che pretendono, con l’arroganza di essere Idee, egocentrici animali. Si pongono con quel visetto vissuto, con quella voce spigolosa, caratteri di qualcuno che ha paura di farsi attaccare e che a quel punto ti dice no. Perché lui è “qualcuno”. E a quel punto te lo rinfaccia sempre.
Andare via, andare via con i segni di un passato un po’ scontroso, allontanare tutto da tutti. Fuggire con la mente in realtà diverse, in parole, in linguaggi, in gesti, in usanze. Liberarsi dalla merda, dal marcio e dall’ inquinato senso di disordine che avvolge continuamente ogni cosa.
Vittima dello schiaffo, della frustrazione, dell’indegno umano. Vittima dell’animale.
Vittima di se stessi e vittima del caos. Continua a mutare questa latrina.