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Ma prima, in settimana, mi ero (lo avrei scoperto ieri, ovviamente) cucinato le gambe con delle ripetute in salita di corsa su per il Meloncello martedi, e con una scampagnata in bici mercoledi in compagnia di Eugenio, un aspirante (con tutte le possibilita' di diventarlo) triathleta alla sua prima uscita in bici. Itinerario di nuovo Settefonti, affrontato con lui da Mercatale, e poi da solo anche da Ozzano, dopo aver allungato un po' nei dintorni.Mi riesce difficile dire quale versante sia piu' duro.
E dunque, ieri, approfittando della compagnia dello sparring partner Leo (che oramai pero' e' di un altro pianeta, oltre che di altra generazione), incuriosito da un giro fatto da alcuni ciclisti in estate e riportato su questo sito, abbiamo deciso di "tradire" il nostro Monte Grappa per provare a fare l'anello dei passi casentinesi, Carnaio, Calla, Fangacci e Mandrioli, seguendone fedelmente le orme. Ovvero partendo da San Piero in Bagno.
Raggiungere San Piero non e' facilissimo, perche' dopo essere usciti a Cesena Nord abbiamo preso la E45 che in una mezzoretta ci porta al parcheggio del cimitero di San Piero. In pochio minuti abbiamo preparato le bici e le provviste e sotto un cielo piuttosto nebbioso ed un freddo umido penetrante siamo partiti..... in direzione sbagliata. Dopo aver chiesto informazioni ad un gentile signore del posto abbiamo preso la direzione giusta, e comunque quel chilometro fatto in piu' ci e' servito per scaldarci, perche' la strada per il passo Carnaio parte subito in salita.
Come riportato anche dalla "bibbia" (G. Righi, Passi e valli in bicicletta Emilia-Romagna 2, ed. Ediciclo) la salita e' bastarda fin dall'inizio e ben presto Leo "s'invola", lasciandomi nella nebbia ad imprecare sul perche' mi ficco sempre in certi guai. In questi 5 chilometri capisco che non e' giornata, a dispetto di quanto affermato lungo il viaggio da Bologna, dove credevo di sentire una gran bella gamba. Scollino a fatica, e il cartello e' comunque in discesa.
A Santa Sofia sono congelato. La discesa nel freddo umido mi e' entrato nelle ossa e proseguiamo solo per scaldarci, anche perche' il sole comincia a sciogliere la nebbia. Direzione Corniolo - Passo della Calla. Fino a Corniolo (13 km) e' un falso piano a salire, di quelli bastardi, perche' ti cuoci la gamba e non te ne rendi conto. Da Corniolo comincia la vera e propria ascesa, con una pendenza costate fra il 6 e l'8% che oggi proprio mi risulta indigesto. A Campigna sono stremato, ma ancora ci sono 3 chilometri per il passo, e quando manca ancora un chilometro riappare Leo a sostenermi e a portarmi (con le parole...) in cima, dove c'e' il sole ma anche un venticello freddo.
Dopo le foto di rito facciamo due conti. Sono passate 3 ore e mezzo (sono le 14), e siamo a meta' del giro. Da qui dovremmo scendere a Stia (422m), risalire il Fangacci (1252m) ridiscendere a Badia Prataglia (circa 900m) e di nuovo risalire al Passo Mandrioli. E poi ridiscendere a San Piero. Per me e' troppo. Preferisco rifare il Carnaio da Santa Sofia che tentare la sorte di altri 2 passi. Anche perche' lungo il Fangacci ci sono una paio di chilometri oltre il 10%, e altri 2 passi. Ritornando indietro abbiamo una lunga discesa fino a Santa Sofia e gli 8 chilometri e mezzo del Carnaio.
In verita', a mente lucida, non so se abbiamo fatto la scelta giusta. Perche' il Carnaio da Santa Sofia e' bastardissimo, irregolare e senza tregua. Oltre che piuttosto trafficato. Per fortuna qui sono abituati alle biciclette e sono molto rispettosi, quindi non ho avuto mai la sensazione di pericolo.
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