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Andre Dubus, I tempi non sono mai così cattivi, Mattioli 1885

Creato il 30 gennaio 2016 da Atlantidelibri

Nei racconti non puoi permetterti di sbagliare nulla, tutto deve essere perfetto, ogni parola sbagliata può compromettere tutta l’impalcatura! Lo sa bene Andre Dubus, autore che eccelle in questa arte. Nei suoi libri esce uno spaccato preciso della società “liquida” americana, dando voce ad un partecipato affresco di situazioni famigliari e rapporti umani.

Andre Dubus, I tempi non sono mai così cattivi, Mattioli 1885
“Il mistero si conclude, siamo due uomini che parlano, come due uomini qualsiasi una mattina in America, di baseball, incidenti aerei, presidenti, governatori, omicidi, del sole e delle nuvole. Poi raggiungo il cavallo e cavalco di nuovo verso la vita che la gente vede, quella in cui mi muovo e parlo, e che per la maggior parte dei giorni amo”.
Curatore Manuppelli P.
“Non so come mi sento fino a quando la mia mano non tocca l’acciaio. Questo è sempre stato vero. A volte mi è capitato di avere il raffreddore oppure di incappare in uno di quei giorni dove tutto ti pare difficile e la stanchezza non ha nessun motivo se non il fatto di essere vivo e mi allenavo e non appena mi infilavo sotto la doccia non riuscivo a ricordarmi come mi sentissi prima di sollevare i pesi; era come se quella parte della giornata appartenesse già al giorno prima e adesso stesse iniziando un giorno nuovo. Oppure dopo una sbronza. Alcuni fra i miei amici, e anche mio fratello, fanno quello che si chiama ‘chiodo scaccia chiodo’ e bevono al mattino per smaltire l’ubriacatura, ma io non l’ho mai fatto e non lo farò mai, perché bere al mattino vuol dire giocarsi l’intera giornata, e in ogni caso non sopporto l’odore dell’alcool al mattino e il mio stesso stomaco mi dice che preferirebbe una coca o un frullato, e che si rifiuta di sopportare scherzi come la vodka o anche soltanto la birra.”

“Ci siamo sbronzati la scorsa notte, dice Alex. E sempre gli rispondo,Chi beve davvero, amico, inizia a farlo a mezzanotte. Ci ripetiamo questa cosa da quando avevo diciassette anni e lui ventuno. Le mattine dopo queste serate, quando riesco ancora a leggere le parole del Boston Globe, ma non a tenerle a mente il tempo sufficiente per comprendere il significato, mi alleno. Se è un giorno in cui non faccio pesi, corro oppure vado alla Y a nuotare. A quel punto la sbornia passa. Anche la nausea. Certi giorni ho pensato che avrei vomitato il pranzo sulla panca oppure sarei riuscito a rimettermi in sesto e, per le prime serie di pesi, mentre sollevavo la sbarra dal petto, anche l’alcol cercava di venire su, e con lui tutto ciò che avevo mangiato durante la notte. Deglutivo e sollevavo il più possibile la sbarra e poi la riportavo giù, e parte del sudore che mi usciva dal corpo era gelida. Poi lo facevo ancora e ancora, aggiungevo pesi, e lo facevo di nuovo fino a quando il cuore non cominciava a pompare, il sangue a scorrermi attraverso i muscoli, l’acido lattico a defluire, il sudore a inzupparmi pantaloncini e canottiera, la panchina sotto la schiena a diventare scivolosa, e poi tutto quel veleno se n’era andato dal corpo. Anche dalla testa. Per il resto della giornata, a meno che non mi succedesse qualcosa di davvero spiacevole, come dichiarazioni dei redditi da compilare o problemi con l’auto, ero assolutamente tranquillo. Perché mi trovo bene con la gente e non vengo trattato come uno qualunque. In questo mondo aiuta essere grossi e forti. Ma non è questo il motivo per cui mi alleno, sebbene non sia una brutta ragione per farlo, cosa che dovrebbe fare riflettere qualche piccoletto. Nemmeno il tempo turba il mio stato d’animo. Nel New England sono abituati sempre a lamentarsi di una cosa o dell’altra. Credo che ci provino gusto a lagnarsi, ha detto una volta Alex, perché a dirla tutta, la verità è che i Celtics, i Patriots, i Red Sox e i Bruins sono tutte ottime squadre da seguire, e siamo fortunati che siano qui, e abbiamo l’oceano e una bella terra per cacciare e pescare e sciare. Non c’è bisogno di essere ricco per avere tutto questo. Ha ragione. Ma non mi lamento del tempo: mi piacciono la pioggia e la neve, il caldo e il freddo, e l’unico effetto che hanno è su ciò che indosso per uscire. Il clima qui è come una donna che passa continuamente da uno stato d’animo all’altro, e lo amo per questo.”



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