all'altare, il frame che {complemento del soffio, l'animazione}
quadra la sposa, nell'abitarsi: la stanza della cancrena
la funzione precedente alla camera {anti, ant}
l'apertura dell'url{o} a parentesi orale, un formicaio,
la narrazione a cunicoli: si sarebbe sposata, a novembre
ma siccome il campo ceduto, un traforo, soltanto la luce
venne ad estrarla dal tempo, dalla linea in caduta [...]
nel volo nuziale: un decesso alato, la riforma
che stanzia il fondo per l'impatto, la tomba;
quando il corpo viene riformato, la realtà aumenta
così la paura, le caselle da armare con il possibile
anch'esso espanso nella carne mossa, arricciata:
nonostante la risoluzione, poco il da (ri)farsi.
(un sombrero, forse, una time-line
dove i resti totalizzano una cadavere, scorrendo)
Ad effetto d'una grossa nazione, la carne fece
corpo direttivo così anagrafe del grasso ed accoglienza
aerea per atterrare col polmone, per star a terra
sostanzialmente per concentrare demenze pneumatiche
restie alla rarefazione del carbonio. Altezza del sangue
per base silicica, la carne convalida un personale dato
al degrado, un nome avente porte aperte alla morte (Tcp 4)
facendo mente locale, e di/per sé questo è il male.
(What is meat/baby dont' meat me no more/oooh, oooh, oooh)
La carne, allora, dapprima dell'organo, consiste
nell'atto della sua divulgazione, nello spammare
a nome del contagio tutte le sequenze d'apparizione
nel segno del nulla. (Give me a sign, yeah)
Benedizione dei trattori *
I/o qualunque, medesimo, entra nella scena
ora, potendo, per prendere corpo, posto
che esista un tempo, un atto da fare apparire
nel punto ab, solo agente dell'assenza
che, stando, annulla dinamiche,
le sottospeci# della lontananza; si dista
e basta, un corpo ab eterno.
#con conchiglia, senza o tanto d'antenna.
Non si piglia moglie, come corpo, piuttosto
senza senso, propriamente, quest'ultimo
poi le pause, dopo, non assistono
all'apparizione, riprendono solo un esito
"come va va" ma fatto sta, sussiste
che le donne van chiamate Tortelline
essendo il colmo della carne.
Un attrattore strano, la carne, che in fondo
ad una bara mondiale compone un futuro
"affinché non succeda mai più".
Quest'atto, dell'appropriarsi,
stravolge il termine, rivolge ad esso un quesito
"ti chiedo nulla". Il fatto è (che
si congiunge per parlare)
un esito, un dato a scindere la fase
dal neutro che scarica anch'esso
ed equivale alla terra, s'appropria
della funzione funebre.
Benedire un trattore, un trasporto espansivo
della materia soltanto un riciclo, di paglia
di carne, di soste al punto universale;
quello che conta è uno, ma il segno
bipolare più o meno
avversa le cose nella sua congiunzione.
La diffusione d'un corpo avviene, sovente
secondo il modello dell'apparizione (bella festa
sono passato per un saluto - e la carne parte
ad iniezione) eppure una trazione strana,
un'integrazione provata dalla sua deriva, vuole
della comunione, dello stare assieme nel corpo
la risoluzione teofagica della solitudine.
I/o, oscillando tra pizzette ed un terrore
trova ciclolimite nel sonno, nel cuore della festa;
"per questa volta andrà sempre così"
solamente questo è un punto d'incontro
deterministico, un luogo d'aggregazione subatomica.
* da Postumi dell'Organizzazione, Opera Prima 2014.