Qualche giorno fa si parlava addirittura della scomparsa del ministero dell’Ambiente. E invece fra le 21 deleghe del nuovo Governo firmato Enrico Letta il dicastero c’è, ed è stato affidato ad Andrea Orlando. Uno di quei “giovani turchi” del Pd che hanno mal digerito la nascita dell’esecutivo.
E che proprio con la nomina del quarantaquattrenne il neopremier, che oggi chiede la fiducia alla Camera dei deputati e domani al Senato, ha cercato di rassicurare. Molte le questioni sul tavolo per il giovane ministro spezzino, classe 1969, che ha rilevato il testimone dal predecessore Corrado Clini. E si riparte proprio dall'Ilva oltre che da questioni urgenti come la gestione dei rifiuti, un dramma nazionale.
Insieme al sindaco di Padova Flavio Zanonato, designato allo Sviluppo economico, Orlando è l’unico della compagine governativa a dire nel proprio curriculum di avere un passato comunistra: entra infatti giovanissimo nella Fgci, l’allora federazione dei giovani comunisti, di cui diventa segretario provinciale nel 1989. L’anno successivo fa il salto al consiglio comunale della Spezia, sempre col Partito comunista. Allo scioglimento, confluisce del Pds e prosegue la sua carriera di partito.
Certo, a ben vedere, tra le sue competenze quelle sull'ambiente non risplendono. Anche se secondo alcuni avrebbe appena presentato, proprio all’inizio di aprile, una proposta di legge sulla pulizia dell’alveo dei fiumi, che gli era stata respinta nel 2010 e di cui tuttavia sul sito della Camera non c’è traccia. Oltre alla lunga esperienza locale, il quarantaquattrenne – in tasca un diploma di liceo scientifico – ha prima fatto parte della Commissione Bilancio della Camera e poi dellaCommissione parlamentare Antimafia oltre ad occuparsi, dal 2009, degli spinosissimi temi della giustizia. Per sua stessa ammissione è tuttavia uno di quelli a cui vengono spesso delegate questioni spinose – vedi il commissariamento del Pd campano nel 2011 – e sul tavolo del ministero dell’Ambiente, in un Paese che crolla e smotta a ogni acquazzone, ne troverà decine. Dovrebbe tuttavia già averne piena contezza, in particolare di quelle legate al dissesto idrogeologico, visto che più volte si è fatto sentire a favore degli alluvionati della Liguria e della Lunigiana.
“ Questo Governo ha di fronte grandi sfide sociali, economiche e ambientali – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – siamo pronti a confrontarci con i nuovi ministri per cercare di imprimere quel cambiamento che serve all’Italia e che passa inevitabilmente per una nuova attenzione ai temi della qualità ambientale, per la lotta all’illegalità ambientale e all’ ecomafia, per la spinta alla green economy e nel contrasto dei cambiamenti climatici”. Le sfide sono tante, ma Orlando sarà in grado di affrontarle?