Mi è appena arrivata la segnalazione di un libro, in effetti l’edizione elettronica di una monografia apparsa pochi anni fa: “Una donna turchese” di Andreina Swich, su/con Serra Yılmaz; e ho subito pensato a un testo interessante, da leggere.
Poi ho letto l’introduzione dell’autrice e ho ovviamente cambiato idea:
“La Turchia degli ultimi anni è in trasformazione, a cavallo tra sviluppo economico e processo di islamizzazione al quale ben si accompagna un ritrovato autoritarismo dello stato. Anche per le donne la vita è più dura, ed è in atto qualche tentativo di ricacciarle in posizioni subalterne o di rimettere in discussione conquiste già consolidate.”
Eggià, sono muSsulmani: e quindi l’islamizzazione, autoritarismo, le donne “subalterne”! Ma chi lo ha stabilito che per le donne, in Turchia, la vita è “più dura”? Si dà il caso che proprio l’anno scorso è stata emanata per la prima volta una legge severissima per lottare contro i diffusi abusi; che i ministeri competenti hanno avviato progetti concreti per l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro; che le giovani “velate” studiano e si fanno gradualmente strada nel mondo delle professioni e della politica! Niente, c’è gente che oltre gli stereotipi non riesce proprio ad andare…