Andrés Neuman (Photo credit: Casa de América)
Andres Neuman, talentuoso scrittore di Buenos Aires, residente in Spagna. Dopo Il viaggiatore del secolo, capace di aggiudicarsi sia il prestigioso Premio della Critica, sia l’ Alfaguara de Novela, un libro difficile da catalogare e stuzzicante anche per il lettore più scaltro (romanzo storico, filosofico, sentimentale ed altro ancora), arriva nel 2012 questo romanzo, che si avvale invece diun limitato numero di personaggi: una famiglia, alle prese con la grave malattia dell’uomo, il comprensibile spaesamento del figlio, il tormento della moglie, e le possibilità di una nuova vita, con un nuovo amore, ma anche con il sostegno degli amati libri, che affiorano con prepotenza dalla vicenda..
Tre voci diverse, perfettamente aderenti al personaggio, danno vita ad un romanzo coraggioso e denso di argute riflessioni, in cui forse non tutto quadra, ma ben capace di mostrare il “talento” attribuito all’autore! Pubblicato nella collana Scrittori di Ponte alle grazie, di certo da seguire con interesse.
Andres Neuman, Parlare da soli, Ponte alle grazie
Trad di Silvia Sichel
Lito ha appena compiuto dieci anni e sogna di fare il camionista. Suo padre Mario è ammalato, e oltre al suo corpo soffre anche la sua memoria. Prima che sia troppo tardi, si mettono in viaggio, un viaggio decisivo, in cui condivideranno molto più che tempo e spazio. Nel frattempo, tormentata dalla perdita imminente, Elena, moglie di Mario, si immerge in un’avventura catartica, che prende spunto dalla sua enorme passione letteraria e sfida i suoi limiti morali. A capitoli alterni, per raccontare di sé e dell’amore per gli altri, ciascuno dei tre protagonisti prende voce e “parla da solo”. Lito è un bambino spaesato, che non ha ancora gli strumenti per capire, ma ha la curiosità e l’intelligenza d’intuire i segni profondi di quel che gli accade attorno. La voce di Mario è dolorosa e straniante: sta perdendo la vita e non ha scelta, non ha futuro: vuole lasciare a chi lo ama il meglio di sé, cerca di immaginare la vita di Lito senza di lui. Elena deve affrontare il terribile dolore della perdita ma riesce ancora ad amare, prova nuovi piaceri proibiti, trova nei suoi amatissimi libri il male d’esistere ma anche un barlume di speranza. Nelle sue poche pagine, “Parlare da soli” abbraccia infanzia e morte, dolore e amore, perversione e aspirazione alla salvezza. Il risultato è un romanzo profondamente perturbante, crudele e pietoso assieme, che indaga in un’originale forma di trio l’eterna connessione fra Eros e Thanatos.
I GIUDIZI
“A soli trentatrè¨ anni, Neuman ha il passo di un classico.”
Daria Galateria, la Repubblica
“Un autore dal talento prodigioso. Libri così¬ stimolanti, colti, umani non appaiono che raramente.”
The Independent
“Andrs Neuman è toccato dalla grazia e la letteratura del XXI secolo sarà affar suo e di pochi suoi fratelli di sangue. Ogni buon lettore ritroverà nelle sue pagine cio che è¨ dato incontrare solo nella grande letteratura.”
Roberto Bolano
UN BRANO
“Crescere un bambino e curare un malato hanno questo in comune: entrambi gli impegni ti trasmettono un’energia che in realtà non è tua. Te la infondono loro, il loro amore ansioso, la paura in agguato. E te la chiedono come se fiutassero carne fresca. A volte ho la sensazione che la maternità sia un buco nero. Quel che ci metti dentro non basta mai e non sai dove va a finire. Altre volte, invece, mi sento come una vampira che si nutre del proprio figlio. Che ne consuma l’entusiasmo per continuare a credere nella vita.”