Spesso sentiamo parlare di ottimizzazione, fluidità, velocità, etc. tutte caratteristiche che un buon Task killer migliora. Ma cos’è un Task killer?
Forse non sapete che Android è stato pensato per girare su sistemi che dispongono di un hardware limitato: i primi cellulari di cui il robottino verde controllava le funzioni infatti erano ben lontani dai Top gamma che siamo abituati a vedere oggi. Allora le tecnologie produttive unite ad una bassa domanda dei prodotti facevano lievitare i costi e i vecchi modelli non disponevano che di poche centinaia di RAM e processori mediocri.
Un esempio? Ricordo che il mio “superpotente” Galaxy Next Turbo aveva appena 380 MB di RAM e con un processore da 832 MHz riusciva a far girare, seppur con qualche lag, giochi come Hill Climb Racing. Incredibilmente, qualche mese fa ho avuto l’opportunità di provare il Samsung Galaxy Gear: con un processore da 1,2GHz e 512 MB di RAM (opportunamente moddato) il gioco girava senza nessun ostacolo, escludendo naturalmente le limitazioni dovute ai circa 2″ di schermo. Questo per dirvi che la tecnologia fa passi da gigante!
Ma quando si aprono più applicazioni, specie se si usano smartphone non molto potenti, il multi-tasking inizia a soffrire la mancanza di RAM. Sarebbe dunque utile un’applicazione in grado di liberare il giusto quantitativo di memoria volatile per poter garantire al sistema la fluidità e la reattività tipica di Android: ecco che entra in gioco il Task killer! Sì, ok! Ma cos’è un Task killer?
- Cos’è un task killer:
Un Task Killer è un programma, o nel caso di Android un’ applicazione, che svolge essenzialmente un solo compito: chiude automaticamente i processi rimasti aperti e inutilizzati. Molti cellulari basati su Android 4.0 o inferiori integrano questa funzione all’interno del codice stesso del sistema operativo: le funzioni si presentano come “Gestione attività”, “Gestione risorse” o simili, e sono solitamente manuali.
Con lo sviluppo di cellulari progressivamente più potenti le nuove versioni del robot verde si sono adeguate e hanno nascosto questa funzionalità rendendola più complessa da trovare all’utente medio: così sono nati i Task killer per Android, che semplificano di gran lunga le operazioni. Potremmo dire che la gente non ha perso il vizio e tutt’ora, pur avendo giga di RAM liberi tende ad utilizzare queste applicazioni che finiscono per ritorcersi contro.
Se usate in maniera errata infatti si può dare inizio ad un circolo vizioso che finisce per provocare l’effetto contrario a quello voluto: il servizio o processo arrestato viene automaticamente riavviato ma subisce un nuovo arresto, poi di nuovo avviato e arrestato finendo così per arrecare più danni che altro in termini di consumo.
Whatsapp per esempio agisce in backround ma consuma pochissimo poiché è stata ottimizzata per svolgere questo compito consumando quante meno risorse possibili, dunque arrestarla completamente compromette il suo funzionamento portando al non corretto ricevimento dei messaggi. In sostanza i Task Killer sono ottimi amici se usati correttamente.
Un consiglio? Non esagerate andando a cancellare continuamente la RAM ma fatelo solo quando avvertite una perdita nella reattività o riscontrate lag o ancora se le App richiedono troppo tempo per caricarsi. In tutti questi casi liberare la memoria ad accesso casuale (Random Access Memory o RAM) potrebbe essere la soluzione ideale.
Raccomando inoltre l’suo di queste applicazioni prevalentemente sui modelli con una composizione hardware debole, per intenderci con RAM non superiore agli 1,5GB, poiché Android rimane comunque fluido anche con 200 o 300 MB liberi al di sotto del limite massimo.