Dal 24 ottobre 2013 al 9 marzo 2014, Palazzo Reale a Milano propone una mostra su Andy Warhol, figura dominante della Pop Art. L’artista americano, morto a New York nel 1987, è stato pittore, scultore, attore, regista e produttore cinematografico.
Organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, la mostra è curata da Peter Brant, appassionato collezionista che iniziò giovanissimo a collezionare opere di artisti contemporanei americani, mettendole poi a disposizione per fini didattici e divulgativi, attraverso la Brant Foundation.
L’arte di Andy Warhol, che portava gli scaffali di un supermercato all’interno di musei e mostre d’arte, era una provocazione continua. Doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. La ripetizione era il suo metodo di successo: su tele di grandi dimensioni riproduceva moltissime volte la stessa immagine, alternandone i colori forti e vivaci; prendendo immagini pubblicitarie di importanti marchi commerciali (famose le sue bottiglie di Coca Cola) od immagini di grande impatto visivo ed emotivo.
Riusciva a “svuotarle” di significato proprio con la ripetizione su vasta scala. La Pop Art, di cui Warhol fu capofila, è un’arte di massa che volutamente provoca e gioca con la società dei costumi, prendendone i soggetti e distorcendoli utilizzando nuovi mezzi espressivi. Uno dei movimenti più importanti della seconda metà del Novecento, in cui la meditazione sull’aspetto sociale ed antropologico, unita all’utilizzo di nuovi mezzi artistici, modifica l’arte mondiale, portandola al passo coi tempi.
Gli oggetti della società urbana si elevano a capolavori artistici e spesso utilizzano mezzi espressivi quali il fumetto, la pubblicità, il collage, la fotografia, il video, a loro volta protagonisti della società contemporanea. A Milano si possono ammirare le celeberrime Serigrafie di Warhol, nelle quali il soggetto viene reiterato fino a perdere il proprio significato, pronto solo ad essere “consumato” dal visitatore avido di immagini.
Fra tutti, ricordiamo i ritratti di Marilyn Monroe, la diva cinematografica che Warhol inizia a produrre dopo la morte, a partire dal 1962. Per ottenere la base delle sue elaborazioni, l’artista ha utilizzato dei fotogrammi di un celebre film dell’attrice, “Niagara”.
Marilyn è ritratta come sex symbol da “consumare”, con plateale accentuazione dei tratti tipicamente femminili, il trucco pesante, le labbra sottolineate dal rossetto, l’espressione ammiccante ed il sorriso stampato di chi sorride per mestiere.
Icona del fascino femminile e regina dell’immaginario americano, di una bellezza stereotipata proposta e “venduta” dalla grande industria hollywoodiana, che Warhol propone tale e quale, “confezionata” nei suoi ritratti in una perfetta operazione di marketing pubblicitario.
La mostra a Palazzo Reale vuole essere un tributo all’opera dell’artista americano, ma anche un’esposizione dalla valenza didattica, che avvicina al grande pubblico la filosofia artistica, solo apparentemente giocosa, di un grande del Ventesimo secolo.
Purtroppo non sono una fan di Andy Warhol, ma riconosco la grandiosità dell’evento. Sicuramente da non perdere per chi, in questo lasso di tempo, dovesse trovarsi a passare per Milano.
Written by Cristina Biolcati