Naomi Klein nel suo libro “No logo” spiega benissimo come sia congegnato il meccanismo di marketing-mix sociale-prodotti-servizi. In estrema sintesi dimostra come il sistema nel quale siamo tutti immersi, con i meccanismi di marketing, rimacini qualsiasi cosa gli venga a tiro. Prodotti, notizie, persino tragedie, orrori, droga, omicidi, ma anche buone azioni, amore, solidarietà. Insomma tutto. Grazie al marketing qualsiasi cosa diventa un prodotto-servizio da “vendere”. Vendere materialmente o semplicemente a livello ideologico o come spettacolo in TV. Prenderne coscienza è importante ed è per tale ragione che è fondamentale il libro della Klein, testo di riferimento ormai storico per il movimento no-global.
Il passo successivo, a mio modo di vedere, è rendersi conto che l’utilizzo di tutto questo funge da anestetico psico-sociale. Ma c’è di più. Chi in qualche modo, da grande maestro o anche in maniera sgangherata, cerca di chiamarsi fuori da questo meccanismo macina-idee e macina-persone, viene automaticamente escluso. Quasi come una legge non scritta, ma reale e dotata persino di “costanti”, come le leggi fisiche.
Chiunque sia un creativo ne sa qualcosa. Che scriviate, fotografiate, dipingiate, balliate o vi impegnate a creare in qualsiasi altra attività artistica, presto o tardi vi sarete resi conto che comunque occorre, anche un minimo, conformarsi al sistema, e riuscire a vendere quello che si fa. La mia risposta a questa situazione è stata quella (non dico perdente o vincente, perché siamo oltre, semplicemente è la mia) di creare per me stesso e per i pochi, o tanti non importa, che incidentalmente o su invito possono entrare in contatto con le mie creazioni (belle o brutte che siano, non è importante nemmeno questo).
Il marketing, di cui mio padre è stato il mio primo maestro negli anni ’70 del secolo scorso, è un’attività che mi piace moltissimo e, per certi versi, la considero persino artistica. Il problema è che risulta essere imprescindibile, se si vuole avere la sensazione di “esistere” sul piano sociale. Che ci piaccia o no, dobbiamo vendere. Per aggirare questo impasse ho attivato l’atteggiamento di cui sopra. Non mi interessa più essere nessuno o qualcuno, essere riconosciuto sul piano creativo o meno. Non dico che non mi faccia piacere, ma evito, come fanno in molti, di vivere per quello. Si tratta di una scelta pragmatica e concreta. Perché se ci si aspetta qualcosa dagli altri si diventa invariabilmente dipendenti da questi altri, cosa che non voglio fare.
Ma torniamo agli anestetici.
Per tenere le nostre menti sotto controllo il potere mondiale fa largo uso di anestetici di ogni tipo. Anzi, riesce a trasformare quasi tutto in anestetico e quando non ci riesce attacca ferocemente. Ma andiamo per ordine e vediamo cosa succede.
Il re degli anestetici è il mezzo televisivo. Lo dico per esperienza diretta, poiché mi piace moltissimo guardare la TV. Si tratta di un mezzo poco costoso, utile, versatile, che può rappresentare una interessante finestra sul mondo, specie oggi con cavi e satelliti. Ha lo sgradevole effetto collaterale di richiedere pochissima attenzione e poca energia. Asseconda la legge naturale per cui un organismo tende a ottenere il massimo di beneficio con il minimo di consumo. Davanti alla TV si possono fare altre cose: si può scribacchiare, fumare, sonnecchiare, pomiciare, pelare patate. Nel frattempo colori, movimenti, informazioni, comicità, lacrime, amore, odio, passano nella nostra mente. Nella migliore delle ipotesi ne rimaniamo appagati. Nella peggiore, come spesso accade, le nostre menti vengono “pilotate” verso un’idea anziché un’altra. A differenza di internet, altro anestetico, ma per lo meno un po’ interattivo, la TV non richiede sforzi e manovre di alcun genere.
Attraverso la TV si riesce a vendere altri anestetici, più che altro per ricchi e classe media. Li si convince di avere “davvero bisogno” di puttanate senza alcun valore tipo auto, pannolini, saponi, giocattoli, detergenti, scope, vestiti, firme di un altro, gelati, dolcetti, sofficini, merda alimentare di ogni tipo e oggetti inutili a vagonate. Usano senza ritegno valori come l’amore, la libertà, l’infinito per vendere fondi d’investimento, conti bancari, dentiere, auto, detergenti intimi. Vergognoso! Tutta questa roba fa “sembrare” che “viviamo” e ci fa invece vivere addormentati, convinti persino, a volte, di essere felici e “arrivati”. Dove non si sa, ma arrivati. Nella realtà tutto questo ci impedisce di passare tempo dedicandolo alle sacre attività della contemplazione e della meditazione. Che non sono solo stare a gambe incrociate e occhi chiusi pensando a un mantra. Ma significano fare di tutto con consapevolezza, qualsiasi cosa. Che so: guardare vostra madre negli occhi per 25 minuti in silenzio, tanto per fare un esempio a caso. Invece siamo tutti presi da un sacco di cose (cazzate) da fare, per realizzare questo e quell’altro, progettare quella roba e far fare al figlio quel corso. Intanto la Vita Vera passa senza che ce ne si accorga e la vera meraviglia, che consiste nello stare lì a guardare e a sentire e basta, rimane una chimera da guru sperduti chissà dove. Balle, si tratta di attività “normali” per tutti.
Invece tutti stanno lì a bocca aperta a vedere le prodezze di renzusconi e poi Crozza che lo prende per il culo, Travaglio che sa tutto lui, Santoro che fa il comunista incazzato con le milionate che prende di stipendio. E non si salva nessuno. Per intelligenti e in gamba che siano sono fagocitati e riciclati dal sistema che ne fa altri anestetici. Così i frustrati hanno il loro orgasmo domenicale guardando il genio Crozza (che anche a me piace moltissimo, sia chiaro) e se ne vanno a nanna felici e contenti, “tanto c’è uno furbo che sa come stanno le cose” e mica le manda a dire. Buon sonno a tutti. Nessuno che osi ribellarsi contro governi totalitari camuffati. Per i poveri, la maggioranza sul pianeta, le strategie sono diverse e sono due. 1- far diventare anche loro al più presto lurida classe medio-bassa con un po’ di potere d’acquisto. 2 –sterminarli con vari sistemi che vanno dalla droga a rendere impossibile la loro vita, oppure sfruttarli il più possibile come schiavi, oppure azioni umanitarie e raccolte di fondi dei quali loro poi non vedranno il becco di un quattrino.
Se ci pensate bene persino lo show-business (per l’appunto) è un calderone dove pure gli artisti sono utilizzati come anestetici. Da Claudio Villa a Michael Jackson, dai Rolling Stones a Patty Pravo, Arisa, Jovanotti, Led Zeppelin, tanto per citare alcuni nomi a caso. Ogni gruppo o cantante (miliardario o meno) ha il suo target e la sua clientela. Sono funzionali al sistema in qualità di anestetici, anche se loro non lo sanno (sebbene miliardari) e pensano di fare chissà quale controcultura. E contribuiscono a far stare buone le persone, con la loro dose (meritata per carità) di godimento. Persino artisti nati come “protestatori” come Bob Dylan o, che so, U2, si sono conformati al sistema del business. Musica fighissima per tenere buona gente tutto sommato sensibile e intelligente, ma che in fondo ci è cascata. Se ci fate caso artisti di grandissimo rilievo, più dissidenti di altri, non hanno avuto il successo che meritavano, come Peter Green dei Fleetwood Mac, uno dei più grandi chitarristi di blues di tutti i tempi, sparito nel nulla. Voleva rimanere coerente con le idee del blues e rimanere un artista “popolare”. E che dire di quelli morti: Janis Joplin, Kurt Cobain, persino John Lennon e altri, Jimi Hendricks, Jim Morrison, gli “irriducibili”. Di questi, gli ultimi due scomparsi giovanissimi in circostanze mai chiarite, il primo soffocato dal vomito, il secondo di infarto (a 27 anni). Vabbè che erano pieni di droga fino al midollo, ma come tutti gli altri. E guarda caso ci hanno lasciato le penne proprio questi che, benché macinati anche loro dal business, continuavano a dire ciò che pensavano. Su un altro fronte, completamente diverso, un grande imprenditore, come Enrico Mattei, che voleva fare “di testa sua”, morì misteriosamente. Lo stesso vale per personaggi televisivi “scomodi”, esclusi dal piccolo schermo per decenni o per sempre. La verità è che chi si impegna a svegliare invece che far dormire o rendere “felici e contenti”, disturba il sistema che vive galleggiando nell’oscurità e che ha bisogno di lavoratori/costruttori/padri-e-madri-di-famiglia-responsabili che non rompano troppo il cazzo.
Persino i nessuno qualsiasi, come me per esempio, che però dicono quello che pensano, e soprattutto pensano autonomamente, sono messi all’indice, ridicolizzati, al fine di risultare patetici e “fuori dal mondo”. Senza che ci sia bisogno di fare chissà che. Sono automaticamente espulsi dal sistema. Mentre persino un genio come Adriano Celentano è funzionale al sistema anestetico, proprio perché politically e socially correct. Parla per un paio di serate di fame e di bombe atomiche e tutto è risolto per qualche settimana.
È così che si perpetua il grande sonno mediatico, che ormai va avanti da secoli. E mentre in un lontano passato gente come Giordano Bruno veniva arsa viva, oggi personaggi come Mandela o, per esempio, grandi capi indios, marciscono lentamente in galera per decenni. Per poi venire utilizzati quando ormai innocui e più facilmente “vendibili” come eroi dal sistema mediatico. Tutto ciò che non è anestetico viene “lasciato a casa”. Siamo arrivati al paradosso che, mentre l’alcool e le sigarette sono monopolio di stato e merda farmaceutica per “dormire” viene persino venduta al banco, mentre la televisione “da nanna” l’abbiamo già vista, droghe come la marijuana, l’LSD e la cocaina sono vietate. È verissimo che il loro abuso devasta il cervello, e anch’esse sono spesso una via di fuga dalla libertà e verso una rassicurante, per quanto perniciosa, schiavitù, ma non di più del whiskey dei ricchi e della TV dei poveri cristi. Anzi, il divieto di assumere droghe, che peraltro in molte culture sono considerate sacre, deriva di più, non solo secondo me, proprio dal fatto che, come sostenevano i poeti della Beat Generation, se ben utilizzate possono aprire le “porte della percezione”, dando adito a mondi incredibili che le persone comuni nemmeno immaginano che esistano. Mondi ai quali senza dubbio si può accedere in maniera più salutare, e più faticosa, con la meditazione, il teatro, la danza, i sogni lucidi e diversi altri modi per modificare lo stato di coscienza.
La Verità, quella che rende liberi, è facile da nascondere, perché scomoda anche per chi vorrebbe “sapere” e “capire”. Meglio sonnecchiare, perché la verità rende liberi, ma riempie il cuore di sdegno, gli occhi di lacrime e la vera vita di vere responsabilità, in primo luogo verso se stessi. D’altra parte da adito a quella che sarebbe la Vera Felicità, quella della consapevolezza. Si tratta di qualcosa di non facile da accettare. Lo dimostra il fatto che dati come quelli che ogni tanto pubblico sulla strage, QUOTIDIANA!, di bambini e poveracci di ogni genere, reperibile da chiunque su internet, non interessano a nessuno. Men che meno ai media tradizionali, dove peraltro ogni tanto mi capita di scrivere. Ma svegliatevi tutti per Dio! Che la vita è breve e, alla fine di tutto, vi renderete conto che la scomoda verità e la coscienza Vera sono un modo di vivere ben più ricco e profondo e, alla fine, soddisfacente.
A meno che non vi piaccia continuare a sentirvi massaggiare con la vaselina dai vari Renzusconi, signori Obama i furbi, Cameron e Merkel varie, o cessi come Kissinger e compagni. Gente capace di sfruttare di tutto, dalla fame mondiale agli onesti lavoratori che si suicidano poiché sul lastrico, per le loro luride strategie di autopromozione. Ma tutto sommato in posizione prona, con giocattoli, dolcini da succhiare e teatrini mediatici da vedere, la vita non è poi così uno schifo. Se poi si hanno dei figli (cosa oggettivamente meravigliosa e quindi utilizzabile) si dispone dell’alibi più geniale, utilissimo per i “ricattatori” mondiali. La tua vita a 90° ha un senso poiché l’hai fatta e la fai per i Tuoi Figli. Senza renderti conto che così non fai altro che spostare il problema nel tempo all’infinito. I figli prima accetteranno, poi si ribelleranno, poi contesteranno e, alla fine, come da sempre accade per la “maggioranza”, si conformeranno. E così via, per sempre…
Ma l’inganno è talmente ben congegnato, antico e solido da rendere quasi impossibile uscirne e non accettarlo, poiché il cambiamento interiore è talmente grande e profondo da essere difficilissimo.
Solo quando ci si presentano i grandi cavalli neri della malattia, della perdita, della morte di una persona cara, della vecchiaia o della nostra morte, allora chi ancora possiede un po’ di lucidità e un po’ di energia, cerca disperatamente, alla fine, di cambiare rapidamente. Ma molto spesso è troppo tardi. Sono comunque frangenti nei quali si “va alla ricerca”. Pure queste sono situazioni che la piovra del sistema non dimentica di sicuro. E il meccanismo del marketing si presenta anche qui: con religioni precotte, farmaci, corsi di yoga, workshop di meditazione, laboratori per scoprire il vero “Sé”, sette e predicatori di ogni genere che, approfittando della fame di risveglio, riescono a vendere libri, CD, iscrizioni, partecipazioni, ritiri spirituali. Tutti elementi che se presi nel verso giusto potrebbero essere utili, ma con persone abituate più che altro a “comprare” e a “farsi convincere” ridiventano il più delle volte altri anestetici che rendono forse più vivibili gli orrori della malattia, della vecchiaia e della morte, ma non cambiano nulla in profondità.
Come fare allora? – mi direte voi. E io che cazzo ne so. Sono un nessuno qualunque come ben sapete. Posso solo dire che la mia esperienza personale è passata attraverso di tutto, la malattia, acuta e cronica, l’orrore della perdita, la morte di persone care, il cancro di persone ancora più care, il coma, la solitudine, l’ostracismo, il tentativo del sistema (come fa con tutti) di farmi sentire un nessuno. Mi sono sentito come una merda persino diversa dalle altre merde e per questo ancora più solo e puzzolente. Ma alla fine ho vinto. Una vittoria di certo non eclatante e “poco vendibile”, passata attraverso la semplicità di cose come la contemplazione della meraviglia che c’è già (e stanno tentando di distruggere in ogni modo), la fede (nella vita, e non in Dei con il triangolo in testa e la barba bianca o il tridente in mano), ma soprattutto l’Amore. Quest’ultima una parola abusata che a volte fa anche un po’ ridere, altre volte mette in imbarazzo. Invece è l’unica vera realtà. Forse per molti di noi (me compreso sia chiaro) da “imparare” e da sviluppare. Ciò che davvero è importante, e che stanno cercando di sommergere con un mare di merda, non sono altro che l’amore e le relazioni umane. Nient’altro. E dal momento che amore, sentimenti e la ricerca del bene sono per chiunque la stessa cosa, quello che alla fine ne emerge sono un’infinita compassione, e una gigantesca risata. Viviamo già tutti in un universo d’amore. Siamo immersi fino al collo nell’amore, bisognosi di darne e di riceverne, per biechi e deplorevoli che possiamo essere, e perdiamo il nostro tempo nel sembrare, nell’avere, nel possedere, nell’odiare quelli che crediamo essere di volta in volta i veri responsabili del nostro fallimento. Mentre i veri responsabili siamo sempre e solo Noi. Noi, i veri Dei, le vere coscienze di questo universo inspiegabile e meraviglioso. I veri primi destinatari del nostro amore infinito: Noi Stessi. Andate davanti a uno specchio, guardatevi e dite: “Io sono l’universo, così come lo sono tutti gli altri. Io, noi, siamo frattali di Dio. Noi siamo la meraviglia, siamo tutto, perché il tutto è in noi. Noi siamo il prodigio della Coscienza. BASTA CON GLI ANESTETICI!
Solo persone “consapevoli” possono vincere il male e il circolo vizioso di finzione nel quale ci troviamo, nessuno escluso. Solo così potremo superare l’impasse che ci attanaglia da secoli e accedere, una volta per tutte, e senza sensi di colpa, all’autonomia, alla libertà, alla vera essenza della Vita. Tanto semplice, quanto incommensurabile.
Mauro Villone
Pescatore – Nord Brasile – ©mvillone