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Angela Di Bartolo: Per altri sentieri

Creato il 14 giugno 2015 da Martinaframmartino
Angela Di Bartolo: Per altri sentieri

Io sono un po' restia a leggere i libri che mi vengono regalati dagli autori o dai loro editori. Sono entrambi parti in causa, troppo coinvolti a livello emotivo ed economico per poter essere dei giudici obiettivi, perciò per loro sono sempre opere stupende. Magari un minimo di obiettività in più la può avere l'editore, che può anche decidere di pubblicare un libro non perché lo reputa bello ma perché lo reputa vendibile, ma l'editore non rivelerà mai quali sono i libri che ha pubblicato solo per motivi commerciali. Secondo loro sono sempre libri ben scritti, capaci di far riflettere e tutto quello che volete voi. È assiomatico, non c'è neanche bisogno di sprecarci un pensiero. Perciò quando, al salone del fumetto di Novegro, il fondatore della casa editrice Runa mi ha regalato due libri malgrado i miei tentativi di non prenderli, io fra me e me ho pensato "chissà quando li leggerò (se li leggerò)" e "speriamo in bene".

Angela Di Bartolo: Per altri sentieri

L'autrice era la stessa, una certa Angela Di Bartolo. Ho cominciato con il più breve dei due, Nero. Un libro per lettori giovani, cosa che in genere cerco di evitare. Però la lettura si è rivelata scorrevole, e il libro decisamente carino. L'ho già scritto, secondo me non è un capolavoro ma un libro che si può far leggere a un ragazzino sapendo di proporgli qualcosa di valido sì: https://librolandia.wordpress.com/2015/02/11/angela-di-bartolo-nero/. Poi sono passata all'altro, un'antologia di racconti intitolata Per altri sentieri. Mi è piaciuto. Non me l'aspettavo, e invece i racconti si sono rivelati interessanti. Un minimo di sensazione di ripetizione c'è, ma è anche vero che la si prova solo leggendo i racconti - scritti per occasioni diverse e che quindi non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro - uno dietro all'altro. Però non è nemmeno ripetizione, è più una variazione sul tema. Ora la Di Bartolo sta per pubblicare la sua opera più impegnativa, un romanzo fantasy di 700 pagine intitolato La stagione del ritorno. La quarta di copertina:

Nelle Terre d'Oriente si verificano strani delitti. Savìla e Lirian se ne addossano a vicenda la colpa. Diffidenza e sospetto si spargono come un veleno, dopo secoli di pace si torna a parlare di guerra. Pochi sanno che è un altro, il nemico: un'ombra maligna che penetra le menti degli uomini, che fa leva sul loro orgoglio per asservirli, per spingere i popoli a uno scontro totale.

E la guerra esploderà, feroce fino alla barbarie, coinvolgendo tutte le Terre d'Oriente. L'unica speranza è un fiore d'argento, un talismano che solo un uomo potrà ritrovare.

Sarà un cammino sull'orlo dell'abisso, un arduo viaggio per luoghi remoti ma anche all'interno di sé, a confronto coi propri demoni in una lotta dall'esito mai scontato.

La Stagione del Ritorno è la storia di una discesa all'inferno e di una faticosa risalita, in un difficile percorso di maturazione di individui e popoli verso un nuovo equilibrio.

Universo fantastico e realistico insieme, quello de "La Stagione del Ritorno" è un mondo dai tratti rinascimentali e mediterranei dove re e contadini, servitori e maghi si muovono tra intrighi di corte e incantesimi, creature del male e battaglie, eroismo e tradimento.

Una storia a più voci narrata con una sensibilità moderna, attenta alle dinamiche interiori e interpersonali, agli interrogativi etici, ai conflitti, ai simboli.

Un fantasy non convenzionale rivolto a lettori che amino immergersi in mondi complessi, lettori in cerca non solo di evasione, ma anche di stimoli di riflessione sui grandi temi dell'esistenza umana.

Angela Di Bartolo: Per altri sentieriSi muovono in un territorio di confine fra luce e oscurità, fra la concretezza di un mondo che ci sembra di conoscere bene e la dissoluzione di quella concretezza nel momento in cui sopraggiunge il fantastico, lo stesso territorio che caratterizzava la serie televisiva Ai confini della realtà, i racconti di Angela Di Bartolo contenuti nell'antologia Per altri sentieri. Dieci racconti, dieci sguardi su mondi che potrebbero essere il nostro ma che finiscono con il discostarsene portando il lettore in luoghi inesplorati e inspiegabili con le nostre conoscenze, usando l'immaginazione per parlare della realtà. Lungo altri sentieri appunto.

La passione per l'archeologia e per la storia si mescolano ai temi ambientali, alla diversità, all'importanza delle scelte e degli affetti, alla natura del tempo e all'amore per testi che non si limitano a intrattenere ma forniscono sempre spunti di riflessione.

Nostos riprende il mito di Ulisse conducendo il sovrano di Itaca su un sentiero che avrebbe potuto percorrere se nei miti non avesse compiuto altre scelte. Relitti è racconto storico il cui protagonista si muove in uno spazio dai confini molto sfumati ma dalle punizioni concrete. In Ponti il fantastico irrompe con forza ma anche con naturalezza, collegando realtà molto lontane fra loro fino a quando le si guarda solo attraverso il filtro della moderna razionalità e conoscenza. Lo stesso tipo di legame, ma sfruttato in modi diversi e soprattutto con esiti diversi, è alla base di Ottobre, San Michele e Rinascita. La premessa di Riverberi è fantascientifica, ma la trama finisce con l'intersecarsi con il nostro mondo. Ancora fantascienza per Perduto, il racconto più lungo, il cui sviluppo a tratti poco originale sfocia in una conclusione sorprendente. Poco originale anche lo spunto alla base di Rinvio, ma la storia nella storia contenuta al suo interno giustifica l'intero testo. Pur essendo la storia più fantasy dell'intero libro in Proxima si trovano inquietanti echi della nostra civiltà. La conclusione del racconto, che rimanda a uno dei testi precedenti, chiude con un senso di circolarità un volume interessante.

La Di Bartolo si accosta al fantastico usando un linguaggio concreto, quotidiano, senza espressioni a effetto ma che a tratti riesce ugualmente a essere lirico nella sua essenzialità. Se da un lato la sua scrittura riesce a rendere credibili e affascinanti tutte le situazioni che propone, dall'altro la mancanza di variazioni di ritmo contribuisce al tono malinconico del libro ma rende la lettura un po' piatta. Un limite piccolo, forse legato anche alla brevità dei testi che in più casi sono limitati a un'unica scena, per un'autrice interessante e che ha sempre qualcosa da dire.

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