"È tutto normale" non è un romanzo da ingoiare in poche ore, ma da centellinare. Ogni pagina deve essere gustata, sedimentata, assimilata. Ecco perchè regge tutte le duecentosettantasei pagine in cui si dipana una storia tutt’altro che "normale".
Un argomento "forte" raccontato in un contesto affascinante in cui si muovono personaggi che compaiono nel presente e ricompaiono nel passato come se l’avvicendarsi di tempo, situazioni, argomentazioni fosse "tutto normale".
È sorprendente la capacità narrativa di Luciano Pagano che non conosce sbavature. Un architetto della parola capace di mettere su una storia che ha per protagonista un giovane neolaureato in architettura (sarà un caso?) che ha la stranezza di essere stato allevato da due padri, in assenza di una madre onnipresente – sia pure oniricamente – e che si lega a una giovane bellissima straniera intollerante. Una storia che tratta il tema dell’omosessualità con una naturalezza commovente, descrivendola in superficie e scavandola in profondità senza lasciare nulla al caso o al non detto.
C’è tutto in questo romanzo sobrio, pacato, pulito: l’amore, la morte, il tradimento, la ribellione, la poesia, il distacco, la rinuncia, l’intolleranza, la chiusura, il ripudio, la derisione, l’accettazione, la sofferenza, la speranza, la discrezione, il sacrificio, l’arte di saper tacere, la gioia, l’infelicità, la rabbia, la distrazione, la sorpresa, la tragedia. Duecentosettantasei pagine ben dosate che prendono il lettore senza travolgerlo, dandogli sempre l’opportunità di metabolizzare i contenuti forti espressi in un linguaggio misurato, capace di mostrare, come in una ripresa video, dalla parte del cineoperatore, luoghi e persone ripresi nei giusti chiaroscuri.
Tutto è "normale", anche la ricchezza della famiglia Donini, raccontata nè più nè meno come la bellezza di Eleonora o di Kris, i due personaggi femminili che invadono la vita di Marco, l’una per l’assenza e l’altra per la presenza. L’omosessualità di Carlo e di Ludovico è così tanto discreta che essi compaiono, nella narrazione, come due uomini, "diversi" solo per i propri sentimenti. Il lettore non viene sconvolto, ma condotto per mano a considerare "tutto normale".
Emblematica la figura della copertina del libro in cui compare una bambina che porta alla canna un pesce come se lo portasse al guinzaglio. Anche in questo caso, si continua a guardare la copertina per la bellezza delle figure e l’armoniosità di forme e colori, soffermandosi solo per brevi momenti di lucida razionalità, sull’impossibilità di incontrare una simile scena nella vita reale.
C’è, in questo percorso niente affatto facile ma ben condotto, un’altalenare fra consueto e atipico, vero e verosimile, ordinario e straordinario, al quale il lettore si adegua senza scossoni, in una sorta di educazione alla "diversità" presentata sempre come se tutto fosse "normale".
Angela Ferilli (http://diariodiunascrittrice.splinder.com),
articolo comparso su BlogNotesSalento (http://blognotesalento.blogspot.com/2011/07/e-tutto-normale-non-e-un-romanzo-da.html)