Diversi Presidenti, Consigli d’Amministrazione e Sovrintendenti, di fronte alla crisi hanno pensato di operare solo una RIDUZIONE DELLA PRRODUZIONE quando invece, a mio avviso, vanno create maggiori occasioni per «andare e stare in teatro», vendendo di più, facendo serie azioni specifiche per incrociare ed interessare più tipologie di pubblico possibile! Il lavoro da realizzare, invece, sulla produzione artistica è ponderare ed effettuare con molto scrupolo le scelte di quelle componenti che determinano costi assai rilevanti, ma che influenzano la durevolezza del bene spettacolistico nel tempo; mi riferisco soprattutto alla regia, all’allestimento scenico, ai costumi ed al comparto visivo più in generale. A tal proposito risulta incomprensibile il quasi totale rifiuto da parte delle Sovrintendenze italiane di introdurre il concetto di teatro di repertorio, concetto praticato con indubbio successo in tutta Europa e praticamente inesistente sui palcoscenici italiani. Se passare da un regime di quasi sempre e solo nuove produzioni caratterizzante il teatro italiano ad un teatro di repertorio di stampo mitteleuropeo può risultare un salto impervio, può e deve essere introdotta ed affermata sempre con maggior determinazione almeno la tendenza nell’andare in tal senso, abituando il pubblico cittadino, ma non solo (tour operator), al fatto che in ciascuna giornata il TEATRO E’ APERTO e diventa un luogo dove incontrarsi, vedere, essere visti, dibattere, apprendere ed anche partecipare ad un appuntamento deve risultare insomma lo spazio quotidiano di una collettività organizzata che condivide una stessa identità, valori, etica, morale e idee evolutive e progressiste.
Un impegno del tutto particolare – il lavoro più forte e più duro, in realtà – dovrà essere quello di VENDERE LA SPECIFICITA’ DELLA SARDEGNA (senza dirlo esplicitamente per risultare più accattivanti ed insinuanti) ATTRAVERSO LE SUE ESPRESSIONI E PRESENZE ARTISTICHE DEL PASSATO CHE SI CONIUGANO E DIALOGANO CON GLI ARTISTI CONTEMPORANEI in una proposta culturale e teatrale rivolta a far risaltare che cosa, in definitiva? Solo ed esclusivamente a Cagliari ed in Sardegna infatti, si dovrebbe poter VEDERE e VIVERE un’esperienza esclusiva a tutto tondo, in un percorso articolato di musica, arte, artigianato, archeologia, storia, natura, turismo, etc. accompagnato e inframmezzato anche da appuntamenti turistici e gastronomici, anch’essi parte integrante della tradizione isolana collegabili all’ancora fiorente artigianato in un discorso di ASSOLUTA UNICITA’ DI PROPOSTA E D’INDENTITA’ CULTURALE come espressione inedita di CIVILTA’COMPLESSIVA. Con la conseguenza credo che questo possa e debba, altresì, trascinare verso una nuova identità politica, economica e sociale.
Per tornare al teatro dal punto di vista della gestione delle masse artistiche, pare assolutamente indispensabile trattare i professionisti – Orchestra e Coro – in modo profondamente diverso rispetto all’attuale, riservando la prova pagata dal teatro quale momento in cui l’esecutore sia chiamato solo ed esclusivamente ad occuparsi dell’aspetto interpretativo, essendo la parte già preparata nei propri termini tecnici in altra sede. Nel caso in cui, poi, ci si trovasse di fronte a una produzione di repertorio (cioè già rappresentata in anni precedenti) le medesime prove risulterebbero alquanto contenute e lascerebbero più spazio all’aumento della produttività, cioè ad un allargamento dell’offerta di rappresentazioni con conseguente ampliamento dell’utenza e della possibilità di vendita.
Tutto da ripensare anche il reperimento e l’individuazione dei cast artistici che dovrebbero essere composti sia dalle riconosciute grandi voci del melodramma, dai grandi Direttori d’Orchestra, dai grandi Registi, ma altresì dalle cosiddette “nuove leve” del mondo musicale: giovani con minori richieste economiche da formare e da fidelizzare attorno al marchio del Teatro. Per loro si potranno prevedere servizi di foresteria e/o convenzioni particolari che, andando ad abbattere le spese sostenute per stare sulla piazza, risultino di calmieramento notevole del cachet riconosciuto. In questo modo il teatro cagliaritano potrà rivelarsi individuatore e sostenitore di “nuovi talenti”.
Scuole di perfezionamento, reperimento di fondi europei (lasciati inspiegabilmente inutilizzati), alta formazione professionale a largo spettro, risultano tematiche non adeguatamente dibattute, studiate e ricercate. Di conseguenza, all’interno dei teatri, non sono state adeguatamente considerate in quanto non si è mai affermato il principio che in palcoscenico si debba ragionare di attività basata su caratteristiche economiche e non puramente assistenziali. Oggi non è più sostenibile che i soci pubblici e privati vengano chiamati alla fine dell’esercizio “a pagare i conti !!!!”.
E’ necessario infine dedicare particolare attenzione ai mezzi contemporanei di FRUIZIONE E CONSUMO dello spettacolo musicale e di REGISTRAZIONE E/0 RIPRODUZIONE E/0 DIFFUSIONE. Tale attività rende commercializzabile e vendibile il prodotto teatrale in genere, culturale in senso lato e musicale nello specifico, tanto cari e consoni alle nuove generazioni. Oltre alla commercializzazione del prodotto teatrale, i nuovi mezzi tecnici, consentono la conservazione della “memoria storica“. Qui si apre una pagina in gran parte ancora da esplorare, ma che potrebbe trarre efficacemente ispirazione dalle installazioni realizzate nella City londinese. E’ pertanto necessario considerare lo spettacolo musicale, così come di prosa e di danza, quale BENE STRUMENTALE (e NON COME FINALITA’) di un’azione politica di riforma volta a porsi, da un lato, all’immediato salvataggio del comparto nazionale dello “spettacolo dal vivo”, dall’altro quale elemento strategico di rilancio in termini produttivi, reddituali ed occupazionali diretti e indiretti.
CONSIDERAZIONI PRELIMINARI Pur con tutte le limitazioni del caso, in questa sede mi limito a tracciare qui di seguito alcune linee-guida per quelle che ritengo debbano essere le strategie fondamentali che potrebbero essere meglio sviluppate.
FINE SECONDA PARTE
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