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Angeli ingrati – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 24 novembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Angeli ingrati

di Iannozzi Giuseppe

Angeli ingrati – di Iannozzi Giuseppe

Non un canto disperato,
di fame d’aria,
di giorni amari a cercare dio
o l’immagine del suo contrario
Niente, niente di tutto questo
Niente che abbia senso
- arcano stallone sudato

Non un momento o l’eternità,
la solitudine, il capriccio e la poesia

Sogno rumori,
i graffi dei dischi
fra i solchi morti
Deliziato dal numero

Così ammetto la cornice del quadro
e la fotografia

Non un canto disperato,
ma la sconfitta a piè di pagina

Lezioni d’amore nel lontano 69
I più ricordano solo il Settantotto

Segno e accuso graffi
Le spalle pulsano dolore
La terra frana sotto i piedi,
e ogni cosa ha un inizio
e una fine, anche l’odio,
anche l’affetto sopportato
tanto a lungo,
uguale bilancia portata
da spalla a spalla
Angeli ingrati

Non un canto disperato,
ma l’eco dell’albero che cade
solitario in fondo alla valle

Guarda ora,
addento la mela del peccato,
la polpa fra mascella
e mandibola
senza temere
un pugno in un occhio
né che il boccone
cada giù storto!

La lucciola aspetta
che io venga per lei
Il sudore scivola sulla pelle
sotto il pallore d’una luna puttana,
la nebbia s’infittisce
a ogni passaggio di fanali nella notte
La lucciola aspetta
che il freddo passi
almeno per un momento,
e non finisca antologizzato

Non un canto disperato,
ma la voce del silenzio
che rompe il grembo
della terra dove sepolto
riposava il feto contorto
della Vendetta

Non un monumento o la fragilità,
l’agiografia, il dispetto e la banalità

Non un canto
Non un canto disperato,
arcano stallone sudato
impennato a piè di pagina

Ben oltre l’Alba e l’Occaso
altre bare di sperma aspettano
d’essere riesumate
e portate agl’occhi
degl’Angeli infernali

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