Non che ci avessimo mai creduto: che fosse piccolo piccolo lo si capiva dal nome. Fosse stato altro, qualcuno l’avrebbe chiamato Angelone.
E invece, Angelino e diventato ancora più ino. Da un’ipotesi di leader alla certezza di un posto fisso. Al centralino. Il capo ordina e lui esegue. Una telefonatina e via, tutti a casa. «Angelino, chiama il Lettino», avrà detto Silvio, nanone tra i nani, del resto è Berlusconi non Berluschino.
E lui, Angelino sempre più ino, ha composto il numerino. «Sono AngelImu». Enrico ha capito e gli ha chiuso il telefonino.
Vicenda di piccolipiccoli, ma in un mondo di grandi. Incapaci gli uni di prendere atto che il loro leader è fi-ni-to perché condannato in via definitiva per frode fiscale, non possono più esistere se e ma; gli altri incapaci di rendersi conto che non è più socio-economico aumentare le tasse in un paese già massacrato. Si inventino altro, sono lì per quello, altrimenti bastava metterci un Angelino qualsiasi.
Il nostro Angelino, benedetto, avrebbe potuto inventarsi lui qualcosa, ribellarsi al capo condannato, piantare la schiena dritta, hombre vertical. Ma, nomen omen, è rimasto chino. Al centralino. A mangiarsi il Pavesino (60 anni, auguri).