Angelino Alfano, detto “lavasciuga”, e i 15mila processi centrifugati
Creato il 08 aprile 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Povero Marchese del Grillo! Tutto poteva immaginare meno che la sua battuta più famosa sarebbe entrata prepotentemente nel frasario della politica. Eh sì, perché mai come in questo momento, in Italia, c’è qualcuno che è “lui” e gli altri non sono un cazzo. Il “lui”, manco a dirlo, è il presidente del consiglio più volgare, sboccacciato, bestemmiatore, menzognero, turlupinatore di incapaci, puttaniere degli ultimi 150 anni, gli “altri” siamo tutti noi poveri cristi in speranzosa attesa che passi presto ‘a nuttata. L’ultimo grano di un rosario costruito solo sui misteri dolorosi, è la cosiddetta “prescrizione breve”, quella destinata a chi ha avuto l’abilità di mantenere pulita per anni la fedina penale svicolando fra le maglie di una giustizia che non è mai stata uguale per tutti ed è ben lontana dall’esserlo. In un cassetto del Csm sono conservati i numeri dei procedimenti che verrebbero prescritti qualora dovesse passare la norma SS (Salva Silvio), sono oltre 15mila e racchiudono di tutto: truffe, omicidi colposi e corruzioni comprese. Questo vuol dire, ad esempio, che la Parmalat non dovrà rimborsare né i piccoli né i grandi risparmiatori-investitori, che i genitori dei ragazzi della Casa dello Studente dell’Aquila non avranno mai giustizia, che le false finanziarie continueranno a farla franca e che tutti quelli che corrompono una persona perché menta in tribunale potranno continuare a farlo purché, e qui sta il vero colpo di genio, sia incensurato. Che lo sia realmente, o perché nel frattempo abbia fatto approvare altre leggi che lo hanno preservato dall’onta, non importa, ciò che conta è che sul suo certificato penale ci sia scritto “Nulla”. I numeri cui facevamo riferimento all’inizio, sono stati richiesti al Csm direttamente dalla Presidenza della Repubblica preoccupata di non avere in mano carte sufficienti per mettere l’ennesima pezza agli scempi giurisprudenziali degli asini del Capo. È già successo nel recente passato che Napolitano, munito di inconfutabili pezze d’appoggio, abbia potuto far modificare qualche provvedimento pensato e scritto a solo uso e consumo di Silvio. In almeno tre casi, la legge blocca-processi, le intercettazioni e il processo breve, gli appunti del Quirinale sono serviti quantomeno a ridurre i danni di atti studiati per tirar fuori il birichino premier dai guai nei quali si ficca da solo tanto, pensa, “qualcuno che provvede c’è”. La speranza è che anche questa volta dal Colle arrivi uno stop che freni la deriva anti-giustizia del “popolo delle libertà del Capo”, perché quelle degli altri non contano davvero un cazzo. Chi ha seguito ieri sera Annozero ha avuto l’ennesima dimostrazione di quanto l’Italia e gli italiani interessino agli uomini del partito dell’amore. L’onorevole Stracquadanio, quello che ha proposto l’aumento dello stipendio per i parlamentari, è l’esemplare classico del servitore all’epoca di Mr. B, e non si può dire neppure che sia un maggiordomo visto che gli difetta la classe e l’educazione, ma solo uno chauffeur. Anzi, sembra che i corsi di formazione alla politica che le teste d’uovo berlusconiane organizzano, servano essenzialmente a completare la metamorfosi animalesca a cui i pasdaran devono sottoporsi, quella del passaggio dall’essere asini al diventare muli. Ma un rischio c’è. Non possiamo pensare che tutti i parlamentari del Pdl siano come l’onorevole Stracquadanio-Ipad munito. Impossibile che un uomo normale accetti di fare il servo per tutta la vita perché, alla fine, quella maledetta sinapsi che si aggira solitaria nel cervello sottovuoto, un moto di stizza lo avrà pure. In quel momento Silvio potrebbe correre il rischio che “cu ri sceccu ti faci mulo u primo cauci u pigghia 'n culu”. La traduzione andatevela a cercare, mica vorrete fare la fine degli asini di Berlusconi.
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