Pubblicato da Giovanni Nuscis su dicembre 24, 2011
Ecco un libro da leggere e, come pochi, da rileggere e da proporre. Dialoghi (Edizioni Feeria 2011) di Angelo Mundula è una scelta di articoli pubblicati sull’Osservatore Romano dal 1996 al 2005, che trattano di svariati argomenti come precisa il curatore Federico Favali nella sua nota: “E’, infatti, proprio dal dialogo di Mundula con i libri e i loro autori che nascono questi scritti che spaziano nei vasti orizzonti della poesia, della letteratura, dell’arte, della spiritualità, della società contemporanea, con quella sensibilità e quello spirito critico che lo contraddistingue.” Scritti che si fanno apprezzare, oltre che per la vastità degli interessi dell’autore, per l’acutezza e la profondità del suo sguardo, per la competenza alimentata da infinite letture, per l’esemplare chiarezza della scrittura sia che si parli di Leonardo da Vinci, di Cèzanne, di Cervantes, di poesia, di lingua, oppure di galateo, di preghiera, di silenzio.
Gli scritti, preceduti da un’introduzione di Carmelo Mezzasalma, sono raccolti in otto sezioni: Dietro il mistero della parola, Nel grembo della poesia, Un caleidoscopio di immagini e di volti, Scrigno della Sardegna, L’arte, specchio dell’anima, Le ragioni del cuore, Per un’etica del quotidiano, Il sentimento del tempo. Scrive Mezzasalma: “…Angelo Mundula, per anni e anni, si è occupato sulla terza pagina dell’”Osservatore Romano” di libri di varia letteratura con uno spirito attentissimo nell’indagare e segnalare ai lettori quelle opere che alzavano lo sguardo o lo immergevano dentro una realtà del fare e vivere la letteratura come progetto esistenziale e particolarmente spirituale in un senso, non solo cristiano, ma appunto degno della “vocazione di essere umano”…”
Difficile dire quali siano le pagine più belle da segnalare, tanto esse son pervase, nella loro totalità, da un’acribia, da un’umiltà di approccio coi temi trattati, e da tensione critica che non vengono mai meno. Sia quando si parla di Leopardi (Dalla grande poesia una parola di pace: Giacomo Leopardi): “La ragione, secondo Leopardi, consegna all’uomo un mondo di rovine. Non costruisce ma distrugge, per giungere in modo “irreversibile”, portando l’uomo [...] “non a una maturità, ma al cinismo e all’indifferenza”. […] “Al contrario, l’immaginazione, che ha natura, di per sé, totalizzante, fa vedere le cose da lontano, perciò tutte insieme, al di là dei tempi e degli spazi.”. Sia quando si affronta il tema della poesia (Quando il verso diventa un’alchimia di parole): “E’ esperienza comune a tutti noi con quanta avversione, anzi, diciamola pure la parola, con quanto disgusto la gente parla della poesia di oggi. E non solo perché “non la capisce”, ma anche perché, quando finalmente riesce a capirla, si accorge che “non dice niente”, è l’immagine fedele di quel vuoto, di quell’assenza di cui parla Mario Specchio.”. Oppure quando si parla di silenzio (Nel silenzio nascono le parole vere): “Il silenzio crea intorno a noi una specie di alone per le parole ed è certamente l’humus in cui più fecondano. Quando non troviamo le parole per dire come stanno le cose, anche all’interno di noi, chiudiamoci nel nostro fortino del silenzio. Lì qualcosa nascerà, le cose vi troveranno una risposta. Non c’è luogo più adatto per captare i segnali della nostra interiorità. Montale ha scritto: “la più vera ragione è di chi tace. / Il canto che singhiozza è un canto di pace”. Se impariamo a tacere, perfino il silenzio della natura acquisterà una dimensione grandiosa, sovrannaturale. Leopardi parlava di sovrumani silenzi. Di fatto, quando riusciamo ad entrare in questa dimensione apparentemente facile, avvertiamo talvolta quel respiro ampio, universale, quella forza invincibile che sembra recidere i legami terreni e portarci improvvisamente in alto, come talvolta accade quando entriamo in una cattedrale e ci facciamo prendere totalmente dalla sacralità del luogo. […] Uno dei più grandi poeti religiosi del nostro secolo, Clemente Rebora, ha scritto: “Le anime che Dio sceglie per vivere vicino a Gesù e Maria, sono anime silenziose”. Essere silenziosi è una condizione che ci prepara in una qualche misura ad entrare nel divino. Non è certo una stanza rumorosa quella in cui può entrare il Signore.”
Se è vero, come è stato più volte scritto, che nessuno meglio di un poeta sa arrivare con profondità e autenticità all’essenza delle cose, le trecentotrentatré pagine di questi Dialoghi ce ne danno piena conferma.
Angelo MUNDULA
DIALOGHI
Scritti per un’idea di letteratura
Edizioni Feeria 2011
A cura di Federico Favali
Introduzione di Carmelo Mezzasalma