Angelo Zilio, artista e scultore eclettico con la passione del raku

Creato il 25 giugno 2014 da Monica7775 @modaestyleit

Moda e Style propone oggi la prima di una serie di interviste a sostegno di chi ha fatto dell’Arte la propria ragione di vita. Una serie di Artisti, personalmente noti alla nostra redazione, che vogliamo celebrare per l’impegno e la passione che li distingue su tutti.

Il protagonista di questa prima puntata è Angelo Zilio di Ceramica Gilö.
Varesino, classe 1961, amante del disegno e della natura, in particolare degli animali selvatici, ma anche attore e cantante eccellente; questo è Angelo Zilio.

Angelo, sappiamo che le Fornaci IBIS di Cunardo e i titolari Giorgio e Gianni Robustelli ti hanno introdotto in un mondo che ti ha permesso di esplorare diverse tecniche creative. Nel tuo background compaiono maioliche, gres, raku e sculture, quali di queste  esprime al meglio la tua personalità?

Mi ritrovo molto nel gres e nelle sculture. Il gres, perché mi permette di lavorare ad alta temperatura e produrre oggetti di uso quotidiano. L’uso quotidiano in un concetto giapponese (perché nella ceramica mi rifaccio molto a questa estetica) aggiunge valore alle cose; in quest’arte, che i giapponesi chiamano Mingei, si esalta il valore del pezzo unico prodotto per la quotidianità, in quanto è in grado, a differenza di tutta la produzione industriale, di portare nella vita di chi lo acquista un’espressione di bellezza derivante dal fatto che in esso è presente anche lo spirito dell’artista che lo ha prodotto, poiché per ciascuno di essi ne ha avuto cura. La scultura mi permette invece di entrare con forza nell’espressione artistica, di ricreare movimenti, sguardi, elementi naturali. Mischio molto le tecniche, per cui, spesso, la mia scultura è mutuata dalle tecniche più proprie della tradizione ceramica, compreso l’uso del tornio.

E’ evidente l’influenza che l’arte giapponese riveste nella tua produzione. Quando è scattata la scintilla verso quella che più che una tecnica è una cultura, uno stile  di vita?

In me c’è sempre stata attrazione per l’arte giapponese, perché ho sempre colto il profondo legame con gli elementi naturali (ho studiato scienze naturali, ho lavorato per anni come naturalista, ed è una sensibilità che mi porto dietro fin dall’infanzia). Il salto di qualità in termini di consapevolezza l’ho fatto quando ho seguito un workshop in Svizzera con Shozo Michikawa, da cui ho imparato molto, approfondendo la tecnica del tornio secondo i canoni giapponesi, ma soprattutto ho appreso molto da lui osservandolo e ascoltando le sue osservazioni sull’equilibrio delle forme.

Le lune di Inarzo sono nate dallo scrutare la luna nel cielo in una serata come tante, ma in cui essa stessa chiedeva di essere osservata meglio: Il senso di inesorabilità di cui parli nella tua introduzione pensi sia accostabile  al resto delle tue opere?

In tutto quello che faccio, dalla tazza per il thè alla scultura più impegnativa, vorrei trasmettere il senso di gratitudine per il fatto che la realtà è più grande di quello che possiamo vedere o capire: questo implica che non è disperante il fatto che il tempo scorra inesorabilmente, ma è la possibiltà di riconoscerci piccoli davanti al creato, permettondo così ad ognuno di gustare ogni istante, cercando di non perderne alcuno, anche se alla fine ne perdiamo tanti… Ma così è la vita.

Come scegli le policromie e i  colori da utilizzare?

Sto sui colori della natura, componendo smalti con i colori della terra, il bianco delle rocce, i bruni, i marroni o i neri dell’ossido di ferro, con cui però puoi ottenere anche un azzurro molto bello, con l’ossido di rame il verde, un azzurro che ricorda l’acqua del lago o un rosso cupo, il blu con il cobalto.

Come si rapporta Angelo con l’attaccamento alla madre terra, alla materia legata alla creatività e lo spirituale,  il trascendere di un artista da palcoscenico?

Sto, cerco di restare davanti alle cose. Del resto l’uomo non può eludere le domande originali: chi sono, da dove vengo e dove vado. Non lo può fare, se non a fronte della perdita di qualcosa di sè. Penso che non esisterebbe l’arte senza queste domande e le pitture rupestri di Lascaux, piuttosto che Altamira sono lì da più di 10.000 anni a dimostrarcelo.

Infine, cosa puoi suggerire ai ragazzi che vogliono accostarsi al mondo della ceramica, una briciola della tua esperienza per le giovani leve?

Quando lavori l’argilla capisci che non puoi costringerla, devi convincerla, altrimenti si ribella. È lei che detta i tempi, tu devi imparare a conoscerla, a sentirla. In questo modo quando aprirai il forno ti restituirà soddisfazioni. Però è un percorso, non ci si improvvisa, bisogna studiare, per cui serve passione. Ai ragazzi dico: Appassionatevi! Ma questo vale anche per il resto, non solo per la ceramica.

Ringraziamo Angelo Zilio per la sua disponibilità e Vi salutiamo con alcune immagini delle sue opere. A presto con Moda e Style.


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